La sorella del veneziano ucciso in Texas: «Mio fratello non era violento»
Parla Elisabetta Tescari, sorella di Paolo, cresciuto tra Spinea e Marghera. L’uomo è stato centrato da un colpo di pistola. «Aveva smesso con l’eroina, ne era orgoglioso. Non faremo causa a chi ha sparato, anche lui è sgangherato»
«Era una persona leale, piena di amici, divertente. Un ragazzo al quale la famiglia ha voluto sempre molto bene e che è caduto nella trappola della droga quando era adolescente in Italia. Si era trasferito in Texas dal 2012, era senza fissa dimora da circa dieci anni, ma non era un violento, non apparteneva ad alcuna gang criminale o cose del genere. Era un santo? No, ma i piccoli reati di cui si è reso responsabile sono legati alla sua dipendenza».
Elisabetta Tescari è la sorella di Paolo, vive a Houston, dove sta anche Patrizia, la sorella minore. Nati e cresciuti a Marghera, i tre fratelli, in anni diversi, si sono trasferiti negli Stati Uniti, in Texas.
Elisabetta risponde al telefono mentre sta organizzando il memorial, il momento di saluto a Paolo che sarà organizzato nella chiesa evangelica frequentata dalla famiglia Tescari, il ricordo sarà affidato a un pastore di origine argentina che conosceva Paolo.
«Fino a quando era pienamente in sè, Paolo era un uomo di fede, ha camminato nella fede credendo in Gesù, e questo per noi è molto importante e ci dona un po’di conforto», dice Elisabetta.
Che cosa è successo di preciso lo scorso giovedì mattina?
«Paolo ha avvicinato questo ragazzo di 17 anni che era seduto su una panchina che aspettava di andare a scuola. Probabilmente gli ha chiesto una sigaretta, lui faceva così, posso immaginare che si siano detti qualcosa, ma di sicuro Paolo non è stato violento. Il 17enne ha estratto la pistola e gli ha sparato. Chi può meritare una fine così?».
Il ragazzo poi è scappato.
«Si è allontanato dal luogo del delitto come niente fosse, ma c’era un testimone che ha fornito le giuste indicazioni alla polizia che lo ha arrestato poco dopo. Ha confessato ma sappiamo dalla polizia che non ha dimostrato alcun rimorso per quello che ha fatto, aver ucciso mio fratello».
A 17 anni con una pistola in mano.
«Lo so che il Texas è noto per il gran numero di armi nella popolazione ma anche qui ci sono regole, e se non sei maggiorenne non puoi avere un’arma, quindi quel ragazzo deteneva la pistola in modo illegale».
Come familiari avete già deciso come porvi, dal punto di vista legale?
«Potremmo fare causa alla famiglia, ci abbiamo ragionato io e mia sorella con le nostre famiglie. Ma alla fine non faremo nulla, il loro figlio in qualche modo è uno sgangherato come lo era Paolo, ha ucciso una persona a 17 anni, non faremo nulla contro i suoi genitori».
Sono molti in queste ore, a Marghera e a Spinea, a ricordare con affetto Paolo, per molti era semplicemente Paolone.
«Era alto più di un metro e ottanta ed era bello, per un breve periodo, prima di perdersi, aveva fatto anche il modello. Ho ricevuto moltissimi messaggi di cordoglio. Paolo ha sempre avuto moltissimi amici perché come il papà e come me, aveva un carattere molto estroverso e faceva ridere tutti. Dopo le medie aveva frequentato il primo anno all’Edison e poi ha smesso. e in quegli anni è iniziata la battaglia più dura. Non è stato facile per nessuno, non è facile venirne fuori».
Poi, poco più di dieci anni fa, aveva deciso di trasferirsi in Texas.
«Ci aveva detto di avere smesso con l’eroina ed era molto soddisfatto di questo suo risultato, anche se purtroppo come noto non c’è solo l’eroina tra le sostanze che vengono spacciate nelle strade delle città americane. Stava a Temple, e anche lì si era fatto voler bene, tutti lo conoscevano e voglio ripeterlo: non era un uomo violento, aggressivo».
Qual è il ricordo più bello di suo fratello che le viene in mente?
«A casa mia, un giorno che mi è venuto a trovare, e ci siamo fatti una foto mentre stavamo ridendo, io con un lenzuolo quasi a coprire il viso, e stavamo ridendo così tanto che le nostre facce non sembrano neppure le nostre facce. Paolo è stato la persona più difficile della mia vita, ma io iniziavo una frase e lui la finiva, o viceversa. E certe volte pensavamo e parlavamo quasi in sincrono. Siamo cresciuti insieme, lui era più grande di me di poco più di anno. Paolo era mio fratello».
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