Inchiesta Palude a Venezia, processo il 27 marzo per l’ex assessore Boraso
I pm Baccaglini e Terzo hanno chiesto il rito immediato con l’accusa di corruzione dell’ex responsabile del Patrimonio e della Mobilità e per tre imprenditori
Il 27 marzo avrà inizio il processo per corruzione che vedrà imputato l’ex assessore del Comune di Venezia, Renato Boraso, accusato dai pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo di aver ricevuto tangenti per centinaia di migliaia di euro, per esercitare pressione sugli uffici comunali e ottenere autorizzazioni urbanistiche, agevolazioni negli appalti, favori a vantaggio di imprenditori amici e compiacenti (a difendere l’ex amministratore, l’avvocato Umberto Pauro).
La Procura di Venezia ritiene di avere prove inoppugnabili nei confronti dell’ex assessore, tanto da saltare l’udienza di rinvio a giudizio: il giudice Alberto Scaramuzza ha così fissato il processo per il 27 marzo.
Nel pomeriggio di martedì 7 gennaio le notifiche per il rito immediato sono arrivate anche ad altri tre imprenditori, come Boraso, ancora agli arresti domiciliari e che avrebbero partecipato al “sistema Palude”: si tratta di Fabrizio Ormenese, residente a Jesolo (difeso dallo studio Simonetti); di Francesco Gislon (residente a Montebelluna, difeso dall’avvocata paola Bosio) e di Daniele Brichese (resistente a Venezia, difeso dagli avvocati Giuseppe Sacco e Luca Mandro).
Obiettivo della Procura, evitare che il 16 gennaio scadano i termini della custodia cautelare e i quattro indagati tornino liberi: il decreto firmato dal gup Scaramuzza “cristallizza” la situazione.
Il caso Pili
Il rito immedito è stato chiesto per i soli reati che hanno portato l’ex assessore Boraso prima in carcere e poi agli arresti domiciliari.
Tra queste accuse non c’è – sin dall’origine – il “caso Pili”, che vede indagati anche il sindaco Luigi Brugnaro, il direttore generale del Comune Morris Ceron, il vice capo di gabinetto Derek Donadini, il magnate Ching Chiat Kwang e i suoi referenti in Italia, Loris Lotti e Fabiano Pasqualetto, insieme al “grande accusatore” che ha dato il via alle indagini con 4 mila pagine di esposto, Claudio Vanin.
Per loro e gli altri venti indagati dell’inchiesta, la Procura – che ha già chiuso le indagini – deciderà nelle prossime settimane se e chi rinviare a giudizio e con quali accusa.
Cosa accade ora: le difese
Tornando a Boraso e ai tre imprenditori, i loro legali avranno 15 giorni di tempo per presentare eventuali richieste di patteggiamento o di rito abbreviato o la messa alla prova (qualora per quest’ultima ci fossero gli estremi). Tutti potranno accedere ai programmi di “giustizia riparativa”.
Se non si raggiungeranno accordi con la Procura sulla pena – o se ci si vorrà difendere in aula – il processo avrà inizio, appunto, il 27 marzo 2025 davanti al Tribunale collegiale.
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