Gino Cecchettin chiede un milione a Turetta per la morte della figlia Giulia

La richiesta di risarcimento presentata dall’avvocato del padre della ragazza uccisa nella prima udienza del processo. Due Comuni e cinque associazioni chiedono di potersi costituire parti civili: richiesta respinta dal collegio

Roberta De Rossi
Gino Cecchettin fuori dall'aula della Corte d'Assise (foto Matteo Tagliapietra/Interpress)
Gino Cecchettin fuori dall'aula della Corte d'Assise (foto Matteo Tagliapietra/Interpress)

Un milione di euro. A tanto ammonta la richiesta di risarcimento danni presentata da Gino Cecchettin, padre di Giulia, attraverso il proprio legale Stefano Tigani che ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento a carico di Filippo Turetta nella prima udienza del processo, lunedì 23 settembre davanti alla Corte d’assise di Venezia.

La richiesta di risarcimento arriva a fronte, come ha detto l’avvocato Tigani, di una «premeditata e lucida azione omicidiaria» e per «l’enorme sofferenza psichica patita dalla vittima».

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Oltre a papà Gino Cecchettin, hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile, per quanto riguarda la famiglia, la sorella Elena, il fratello Davide e lo zio Alessio, la nonna Carla Gatto.

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E ancora i Comuni di Fossò e Vigonovo e cinque associazioni di donne che da anni si battono per i diritti e contro la violenza alle donne, con attività di assistenza alle vittime e di informazione civica nelle scuole: Associazione Penelope, Differenza Donna, Udi unione donne italiane, I Care We care, associazione Insieme a Marianna.

I giudici hanno sospeso l’udienza per valutare l’ammissibilità delle parti civili nel procedimento alla sua prima udienza.

Il collegio giudicante, presieduto da Stefano Manduzio, ha quindi escluso dalle parti civili i Comuni di Fossò e Vigonovo e le associazioni a tutela delle donne. Delle dodici parti civili, rimangono il padre Gino, i fratelli Elena e Davide, la nonna e lo zio.

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