Avventure e affari di Marco Polo, mercante del mondo globalizzato: il libro in edicola

Non aveva ancora 70 anni Marco Polo, nel gennaio del 1324 quando (presumibilmente tra l’8 e il 9) esalò l’ultimo respiro, a Venezia nella sua casa a San Giovanni Crisostomo, lasciando una cospicua eredità (in totale oltre 1000 zecchini) alla moglie Donata e alle tre figlie. Ma il suo lascito più significativo non furono i denari, l’azienda di famiglia, le stoffe, le pietre e gli ori portati con sé dall’Oriente, bensì un libro diventato un best seller quando l’autore era ancora in vita, Il Milione.

Un capolavoro della letteratura mondiale che è un resoconto dei viaggi in Asia intrapresi dall’autore assieme al padre Niccolò e allo zio Matteo tra il 1271 e il 1295, in rappresentanza dell’imperatore Kublai Khan, ma anche un’enciclopedia storico-geografica che riuniva conoscenze, usi, costumi e leggende del lontano continente, mettendoli a disposizione dei governanti, degli studiosi, dei mercanti-esploratori occidentali che – numerosi – si affacciavano in quel mondo per stringere rapporti politico-economici, concludere affari, incontrare e conoscere genti diverse.
E questo è l’aspetto dell’opera e della vita di Messer Polo evidenziato nel volume di Francesco Jori “Marco Polo. La vita è viaggio” (Ed. Programma, pp 146) in allegato con i quotidiani Nord Est Multimedia tra cui il nostro, ecco la copertina qui sotto.

«Nell’immaginario collettivo lui è sempre stato visto come un isolato che aveva realizzato una grande impresa» spiega l’autore. «Viceversa con questo libro ho voluto dimostrare che il viaggio dei Polo fu la punta dell’iceberg di una serie di scambi su vasta scala tra Oriente e Occidente, anche precedenti al loro viaggio, che hanno anticipato di secoli la globalizzazione».
Il pilastro è l’economia
Non una biografia dunque – per quello c’è già la fondamentale “Vita di Marco Polo veneziano”, di Alvise Zorzi – ma la ricostruzione storico-economica a cavallo fra Due e Trecento del sistema di relazioni già intessute fra Venezia e l’Europa e la Cina e della loro evoluzione proprio grazie alla diffusione di quel libro.
“Dietro la figura di Marco si apre un mondo che del fantastico ha ben poco” scrive nella prefazione Alberto Scarpa Olivi. “Ha la concretezza del mercante, il cinismo della trattativa, la lotta per accaparrarsi quei vantaggi che si chiamano porti strategici, monopoli territoriali, fondaci se non interi quartieri nelle città-snodo del commercio”.

Un’anticipazione della contemporaneità, in sostanza, dove però lo spazio dell’incontro – si veda la delocalizzazione occidentale in Cina e la speculare riproposizione odierna di Pechino della Via della Seta – è ormai tutto occupato dall’economia, con pochi margini per la reciproca scoperta, all’insegna della cultura, della religione, dell’arte.
Il tutto avviene nel Duecento grazie all’intraprendenza del nuovo ceto mercantile, non solo veneziano, che univa alla curiosità e al talento per gli affari, eccellenti doti diplomatiche e la disponibilità a metterle al servizio dello Stato: basti ricordare che dal loro primo viaggio in Cina nel 1266 i due fratelli Polo tornano con una missiva di Kublai Khan indirizzata al Papa Clemente IV.
Ma qui entra in campo l’altro protagonista di questo “incontro di civiltà”, proprio il nuovo imperatore cinese, animato da vivace curiosità, grande apertura e una sorprendente tolleranza religiosa: nella sua lettera al Pontefice , scrive Jori, “elenca una serie di richieste tra cui, inviare in Cina “cento savi della legge cristiana”, in altri termini missionari che possano illustrare i fondamenti della loro religione; e fargli avere da Gerusalemme un po’ dell’olio utilizzato per alimentare la lampada del Santo Sepolcro, del quale vuol fare omaggio alla madre, cristiana nestoriana”.
La meraviglia e le cronache

Kublai era il nipote di Gensis Khan, esponente della dinastia mongola che nel XIII secolo fondò il più vasto impero della storia, dal Mar del Giappone al Mar Nero, arginando l’espansione islamica che impensieriva non poco le potenze europee; e fu lui, nel secondo incontro con i Polo, nel 1275 a Xanadu, a prendere in simpatia il giovane Marco, allora 21enne, e a farne il suo ambasciatore nei vari territori del suo impero, un incarico che durò 17 anni e da cui il giovane trasse le notizie e le osservazioni per il suo libro, in cui alterna la meraviglia per le scoperte che andava facendo (dalla liberalità di alcuni costumi sessuali all’utilizzo del carbon fossile) alla precisione del cronista e all’acume del politologo.
Quando i tre Polo tornano a Venezia nel 1295 trovano una città molto cambiata, e faticano a farsi riconoscere dai familiari; ad aiutarli a reinserirsi nella vita cittadina contribuiscono le ingenti ricchezze portate con sé e la loro liberalità. Per Marco però le avventure non sono finite, perché tre anni dopo, nel corso di una battaglia navale al largo di Curzola (dove i croati pretendono ci sia la sua “vera” casa natale) viene fatto preso prigioniero dai nemici genovesi: ed è nelle carceri della Superba che incontra lo scrittore Rustichello da Pisa, il quale trascrive nel Milione il resoconto dei viaggi cinesi. Poi viene liberato, torna a Venezia e nel 1300 si sposa con la patrizia Donata Badoer, dalla quale avrà tre figlie; una quarta, nata prima del matrimonio, sarebbe morta nel 1319.
Fino al 1324 dunque scorrono anni in cui Marco capitalizza le sue esperienze, investe i suoi averi e si gode il successo del Milione, che gli procura incontri importanti: con vari studiosi, come ad esempio il padovano Pietro d’Abano, o anche con Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo il Bello, di passaggio a Venezia.
Un bestseller senza fine
La vicenda umana di Marco si chiude 700 anni fa esatti, con una sepoltura nella chiesa benedettina di San Lorenzo di cui non rimane più traccia. La vicenda del Milione invece è tutt’altro che conclusa: se già prima dell’introduzione della stampa ne giravano almeno 150 edizioni, spesso fra loro discordanti, dopo la sua diffusione fu imponente, e altrettanto la sua influenza sulla cultura europea: basti sapere che Cristoforo Colombo ne aveva una copia con sé nella sua spedizione americana, senza contare le carte geografiche e i mappamondi ad esso ispirati, i numerosi film internazionali e gli sceneggiati televisivi. L’ultimo capitolo del libro di Jori è dedicato a un altro scrittore che dal Milione ha tratto ispirazione per un suo libro molto noto e amato, “Le città invisibili”.
La scheda libraria

“Marco Polo. La vita è un viaggio” di Francesco Jori (Editoriale Programma, pp 146) è dal 5 gennaio in edicola con il nostro quotidiano al prezzo di 9,90 euro (più il costo del giornale). Il 9 gennaio alle 12 il libro sarà presentato a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale a Venezia, in occasione dell’avvio delle Celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Marco Polo.
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