Rogo nella Rsa con 6 morti, 'bastava un rilevatore di fumi'

Consulente pm Milano,'tragedia evitabile con misure antincendio'

(ANSA) - MILANO, 18 MAR - Con un impianto di rilevazione dei fumi funzionante, che invece era guasto da quasi tre anni e non era mai stato sostituito, la tragedia si sarebbe potuta evitare e anzi con un sistema di spegnimento delle fiamme automatico probabilmente avrebbero potuto salvarsi tutte e sei le vittime, anche l'anziana che, fumando sul letto, scatenò il maxi-incendio. Sono queste, in sintesi, le conclusioni della consulenza dell'ingegnere Davide Luraschi, docente del Politecnico ed esperto nella sicurezza antincendi, depositata nell'inchiesta della Procura di Milano sul rogo nella Rsa 'Casa dei coniugi' dove, nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2023, morirono sei anziani. La presenza necessaria di un impianto di rilevazione dei fumi, in sostanza, stando alla ricostruzione dell'esperto, avrebbe evitato la morte di almeno cinque di loro, tranne della donna che, fumando mentre era in ossigenoterapia, fece partire l'incendio. Fu la cenere della sigaretta, infatti, stando ad un esperimento giudiziale eseguito nell'ambito dell'accertamento, a scatenare il rogo a contatto con l'ossigeno della mascherina usata dalla donna e tenuta abbassata. Se ci fosse stato, però, anche un impianto di spegnimento automatico, cosiddetto 'water mist' a doccia, avrebbe potuto salvarsi anche quell'anziana. L'altra ospite della stanza, dove partì l'incendio, aveva tentato di dare l'allarme e di chiedere aiuto. Nell'inchiesta, affidata ai pm del pool guidato dall'aggiunta Tiziana Siciliano, figurano sei indagati, tra cui i vertici della cooperativa Proges, che gestiva la struttura di proprietà del Comune di Milano, e poi Claudia Zerletti, direttrice della struttura di via dei Cinquecento, Michele Petrelli, in qualità di direttore del Welfare di Palazzo Marino e Guido Gandino, in qualità di responsabile dell'area residenzialità, anziani e persone con disabilità del Comune. (ANSA).

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