I figli morirono in un incidente, i genitori devolvono il risarcimento per l’educazione stradale
La scelta dei genitori di Pastrello e de Eccher, morti a 25 anni in via delle Libertà. L’avvocato Giacetti: «Costituita un’associazione e assegnate borse di studio»

Un dolore immenso e sempre presente, nella vita di due famiglie: la perdita di due figli 25enni in un incidente stradale.
Alla guida dell’auto carambolata contro un muretto in via delle Libertà - nella notte del 24 dicembre 2022 - l’amico di una vita, il ragazzino che hanno visto crescere e diventare un giovane uomo.
Lui, nei giorni scorsi ha patteggiato 3 anni trasformati dal giudice in altrettanti anni di servizi pubblici per la collettività: andrà per le scuole a raccontare l’importanza di non bere prima di mettersi alla guida (come invece aveva fatto lui), di rispettare il codice, i limiti di velocità, di usare le cinture.
Loro - i genitori di Riccardo Pastrello e Tobia de Eccher - non hanno mai pensato di costituirsi parte civile contro di lui. E hanno cercato di dare un senso alla mancanza, mettendo al servizio dei giovani i soldi ricevuti quale “risarcimento” dall’assicurazione.
Lo racconta l’avvocato Ivan Giacetti, che dà voce alle parole delle famiglie, a qualche giorno dalla sentenza.
«Parlo a nome delle famiglie delle vittime», spiega il legale, «per precisare che il loro atteggiamento rispetto all’intera vicenda è stato sempre improntato alla volontà di non aggravare la già drammatica condizione dell’amico che era alla guida, accusato di omicidio stradale, della sua famiglia e dei suoi cari».
«Pertanto», prosegue l’avvocato Giacetti, «preme precisare che le famiglie non hanno mai preso in considerazione di costituirsi parte civile nei confronti del ragazzo imputato».
Al contrario - su suggerimento dello stesso avvocato - « le famiglie hanno ritenuto di accettare la proposta di risarcimento da parte della compagnia assicurativa solo e soltanto perché tale posizione avrebbe contribuito ad alleggerire la pena in sede di patteggiamento e hanno scelto di devolvere interamente quanto ricevuto a sostegno di opere e iniziative rivolte ai giovani e a progetti con finalità̀ civiche, solidaristiche e di utilità̀ sociale e di sostegno della formazione universitaria e post-universitaria e dello sport».
Non colpevolizzare e nello stesso tempo dare uno scopo a un dolore che non si rimarginerà. E ricordare i loro ragazzi. «Le famiglie dei giovani deceduti», conclude l’avvocato Giacetti, «che hanno subito una tragedia che ancor oggi non è stata superata, hanno cercato di aiutare il responsabile dell’incidente che era come un fratello per i ragazzi deceduti. Hanno costituito una associazione benefica alla quale è stato devoluto l’intero risarcimento erogato dalla compagnia di assicurazione. Questa associazione ha già assegnato borse di studio a favore di studenti universitari meritevoli e non abbienti.
Ha assegnato fondi per il Bosco di Mestre e sponsorizzato manifestazioni sportive per ragazzi. A questo punto, chiedono che d’ora in poi si garantisca la privacy intorno alla vicenda».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia