Viaggio a Veneziafra i santi stravaganti
Un percorso inedito a Venezia, con la scrittrice Alda Monico e i suoi Santi stravaganti
Campo San Marcuola a Venezia
VENEZIA. Saranno pure diventati santi, ma qualche traccia di umanità non l'hanno perduta, quel che basta per far sì che non si provi timore ad avvicinarli. Stiamo parlando di una particolare combriccola di beati, stanziatisi a Venezia come dimostrano i loro nomi sui
nizioleti
.
Eh sì, perché una cosa è certa: anche tra i santi ci sono quelli famosi e quelli più emarginati, quelli che, in un certo senso, vivono di rendita e quelli che, invece, cercano di farsi spazio tra i più grandi.
La scrittrice veneziana Alda Monico, nel suo delizioso
Santi stravaganti
, edito dalla Querini Stampalia e disponibile nel bookshop della Fondazione, scaglia una lancia a favore dei più deboli, arrivando perfino a donare a un povero santo dimenticato da tutti, San Provolo, un'avventurosa storia.
"Da molti anni vivo a Roma e, stando fuori Venezia, mi sono accorta, tornando, che qui ci sono dei santi strani, che non si trovano nelle altre città".
Invitata in Querini a raccontare una storia inedita, all'interno dell'iniziativa "Raccontami una storia a cena" che tanto successo ha riscosso, la Monico ha ripreso così le vicende di alcuni santi che necessitano, doverosamente, di un pellegrinaggio a parte.
Nel libro la scrittrice non si limita soltanto a indicare dove sono ubicati i campi dei santi in questione, ma dà loro voce, con il risultato che il lettore si ritrova catturato dagli spiritosi dialoghi, come quelli tra Sant'Ermagora e San Fortunato i quali, pur di non perdere il posto a San Marcuola, si sono fusi in un'unica persona, o meglio santità. Lo stesso avviene per San Trovaso che ospita due santi gemelli, San Gervasio e San Protasio.
Dai lamenti di San Giobbe, esiliato vicino all'ex macello, fino allo sconsacrato San Basso, i santi originali non mancano, anche se sono tutti da trovare, come San Geremia, San Moisè. San Zandegolà, per esempio, vicino a Riva di Biasio, non ama la confusione e se ne sta ritirato, aprendosi soltanto alla domenica e mostrando, con orgoglio, l'antico bassorilievo di San Giovanni Decollato, giusto per non cadere in nomi banali e scontati.
Ma la storia più bella ce l'ha lui, San Provolo. E' lui che si è guadagnato il posto più ambito della città, la mitica Terza Colonna, quella che doveva stare tra il leone di San Marco e San Todaro, e che forse giace ancora nei fondali del bacino. Un viaggio, quello di San Provolo, che ha molto da insegnarci, come in tutte le storie che si rispettino.
Come molti santi anche lui nasce come pescatore, ma si differenzia subito dagli altri per sensibilità. Lui infatti non vuole mangiarli i pesci, ma nuotare con loro. Inizia allora il suo viaggio lungo il Nilo fino a giungere a Venezia, il paradiso dei santi, le vere isole beate, dove ogni luogo prende il nome di un santo, e domanda al leone dove può posizionarsi. "Mica puoi improvvisarti santo, devi fare un miracolo (...) _ gli risponde quello, dall'alto della colonna _ e i veri miracoli sono quelli che uno non fa per se stesso, ma quelli che uno fa per il bene degli altri".
Non si può svelare in poche righe come Provolo riesca, senza saperlo, a salvare Venezia e a diventare finalmente santo, però ce la fa, grazie alla purezza del suo cuore e all'amore per una città che, anche se popolata di umani, rimane in qualche modo beata.
"Quando penso a Venezia _ dice Alda Monico _ penso al dialogo tra cielo e acqua. Dalla mia casa posso vedere il Canal Grande e come la luce cambia, in ogni momento, creando un'atmosfera unica".
Alda Monico vive a Roma, ma è nata a Venezia dove torna appena possibile. Ha vissuto a Bonn e a Palermo. Ha collaborato con la rivista Due Parole. Ha scritto per Corbaccio Delitto al Casin dei Nobili e Maria della Laguna, romanzo che ha avuto molto successo e che narra le vicende storiche, ambientate tra Sottomarina e Rialto, della regatante Maria Boscolo.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video