Venezia sul filo dell’acqua, dove ogni pietra è perfetta
VENEZIA. Città unica per la sua forma urbis e per la sua architettura, scrigno di bellezze ineffabili nonostante le polemiche, le difficoltà e i disagi del vivere quotidiano in una città che soffre di sovraffollamento turistico. Eppure Venezia resiste e resta sempre e comunque un archetipo del bello e Luca Campigotto, che pure vive e lavora tra Milano e New York, quando si trova davanti una nuova sfida che riguarda la sua città natale non sa rinunciare.
Questa volta la sfida l’aveva lanciata Hermès: serviva un nuovo libro fotografico che fosse un omaggio alla città lagunare, un cadeau da regalare in occasione della riapertura – dopo il restyling - della storica boutique a San Marco. L’invito a realizzare il libro era stato rivolto a due veneziani doc, Luca Campigotto appunto, e Tiziano Scarpa, per raccontare la città attraverso immagini e parole. Il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti: “Venezia, storie d’acqua” edito da Silvana Editoriale, è un libro che a prima vista potrebbe somigliare ad altri dedicati alla città; parla di acqua, di laguna, di monumenti e di case, di luoghi noti e luoghi nascosti, di isole e chiese.
A renderlo unico è stata la scelta di Luca Campigotto di usare l’acqua come filo conduttore di un racconto che tratteggia una Venezia da sogno, come solo la mente la sa custodire, una Venezia senza presenze umane, liberata dal giogo del quotidiano affannarsi e esaltata nella sua irripetibile unicità. Il testo scritto da Tiziano Scarpa in apertura del volume aiuta a mettersi subito in sintonia con quello che osserveremo dopo: lo scrittore parla di una città che esiste nell’iperuranio mondo platonico delle idee, nell’immaginario collettivo come forma perfetta, e contemporaneamente esiste sulla terra. Insomma, l’idea di Venezia coincide con la Venezia reale. E per dar corpo a questa simbiosi Campigotto sceglie di bloccare questa sua personalissima "imago urbis" in momenti in cui la luce, l’acqua, il cielo sono immobili e perfetti e tutto intorno non c’è anima viva che possa annullare l’effetto estatico che gli scatti vogliono suscitare.
Venezia è bellezza allo stato puro, e così ci appare in queste foto che – per ammissione dello stesso autore – potranno in qualche caso sembrare stravolte, e che rimandano a una continua epifania in cui la città si mostra come una divinità che si offre e si svela all’occhio umano. Vuota Piazza San Marco e vuoto Rialto, vuoto il Canal Grande senza nemmeno un accenno di moto ondoso a incrinare la sua placida calma. Una Venezia-simbolo, da custodire gelosamente, non intaccata dalle folle di visitatori, dai cumuli di rifiuti, dal caos dei trasporti acquei, dalla distrazione o dal menefreghismo. Luca Campigotto riesce a bloccare la città nell’attimo magico in cui l’ideale estetico si concretizza. A completare il tutto, sparse qua e là tra le pagine del volume, alcune poesie scelte di Eugenio Montale di argomento strettamente veneziano.
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