Venezia, quella laguna che fu: foto in bianco-e-nero tra le calli
VENEZIA. Sfogliare un album di famiglia in compagnia, tirato fuori da uno scatolone ormai dimenticata in soffitta, per andare con il pensiero ai tempi che furono, magari con un po’di nostalgia e curiosità.
Questo lo spirito di “Visioni veneziane, Venezia si racconta in strada”, mostra fotografica a cielo aperto che racconta una città in trasformazione. L’iniziativa è promossa dalla Soprintendenza alle Belle Arti, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e da domenica 24 settembre fino al 7 gennaio impreziosirà calli e vetrine di Cannaregio, con oltre cinquanta foto in bianco e nero scattate in laguna tra fine’800 e gli anni’60.
Per raccogliere tutto il materiale (con l’aggiunta di qualche spezzone dei film più simbolici ambientati a Venezia) è stata indispensabile la collaborazione di una decina di archivi fotografici, privati e pubblici, tra cui l’archivio storico Luce, Fondazione FS, Naya-Bohm. Un lavoro imponente che, secondo la soprintendente Carpani, ha riscosso l’entusiasmo di tutti: «Ci hanno detto di essere orgogliosi di partecipare a questa iniziativa».
Domenica 24 ci sarà una visita guidata alle 9. 30 organizzata dalle curatrici, l’architetto Silvia Degan e Amalia Basso. L’inizio è fissato in un luogo simbolico come la stazione Santa Lucia. Una scelta, spiegano gli organizzatori, non casuale: «Con 35 mila transiti giornalieri, la stazione è la vera porta della città». All’interno, oltre alle foto scorreranno le immagini storiche di film come “Venezia, la luna e tu” di Dino Risi (con l’inedito gondoliere Alberto Sordi) e altri. Da lì, la mostra “diffusa” offre la possibilità di una caccia al tesoro per le calli nascoste di un sestiere popolare come Cannaregio.
Note solo le coordinate di partenza e di arrivo dei due percorsi proposti, che si snodano lungo il Ghetto e la Strada Nuova fino ad arrivare in campo dei Mori. «Poi sta a ognuno perdersi, e magari riscoprire luoghi significativi lontani dai radar - spiegano Silvia Degan e Emanuela Carpani - Ogni foto è collegata alla cornice urbana che la circonda, in un parallelo tra passato e presente che fa vedere con i propri occhi il cambiamento della città». Come un’istantanea del ponte delle Guglie, con i banchetti della frutta lì dove resistono ancora oggi, anche se ormai circondati da tavolini di bar e carretti di maglie da calcio falsificate. O come una regata storica di fine ’800, le rive traboccanti di spettatori alle cui spalle il primo ponte degli Scalzi in ghisa collega le due sponde divise dal Canal Grande. Segno dei tempi di una città che cambia pur restando sempre uguale, come spiega Carlo Montanaro: «Venezia è come un camaleonte: si adegua a ogni trasformazione, questo raccontano le immagini selezionate».
Che, poi, non lesina una frecciata: «Oggi si butta via tutto, invece la storia e le immagini sono fondamentali. Con una maggior conoscenza e rispetto per la città – aggiunge – forse le amministrazioni sarebbero state più attente a non cedere alle richieste del turismo».
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