Sgarbi sul palcoscenico a Mestre con il “suo” Caravaggio

La pittura a teatro in scena al Toniolo dal 15 al 18 marzo

MESTRE. Ogni forma d’arte può diventare teatro, raccontandosi davanti a un pubblico: così dalla pittura al palcoscenico il passo può essere davvero breve. Arriva anche al Teatro Toniolo, dopo le recite trionfali di questa e della scorsa stagione, “Caravaggio” di e con Vittorio Sgarbi.

L’appuntamento è da mercoledì 15 a sabato 18, con la precisazione che il 15 e il 18 lo spettacolo inizia alle 19.30, giovedì 16 e venerdì 17 alle 21. Sgarbi ha ideato un percorso colto e insieme accessibile attraverso la vita e la pittura rivoluzionaria di Michelangelo Merisi, uno spettacolo teatrale composito, coinvolgente e generoso arricchito dalle musiche dal vivo di Valentino Corvino (violino ed elettronica) e dalle immagini delle opere più rappresentative delle opere del genio lombardo curate dal visual artist Tommaso Arosio.

«Ogni secolo sceglie i propri artisti» spiega il critico ferrarese «E questo garantisce un’attualizzazione, un’interpretazione di artisti che non sono più del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento, ma appartengono al tempo che li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei Tra questi, nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio. La vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all'opera. Con Caravaggio la vita diventa arte». Sono a confermarlo la sua esistenza sregolata, fatta di eccessi e contrasti, così come la sua arte, ricca di significati allusivi. Fedele al vero e alla sua cruda raffigurazione, dipinse i suoi soggetti con potenza drammatica e forza narrativa, rappresentando un punto di rottura rispetto al manierismo figurativo che lo aveva preceduto. I giovinetti e le figure femminili, i martiri decapitati e i corpi segnati dalla paura o dalla malattia, emergono dalla tela, non più come immagine perfetta e sublimata dalla bellezza, ma in tutto il loro realismo, colti nell’espressione che rappresenta l’emozione che stanno vivendo in quel preciso istante. Una sorta di precognizione di ciò che si può ottenere grazie alla fotografia.

«Non c'è teatralizzazione, non ci sono attori. È lo spazio a fare la differenza. Con il buio in sala che aumenta la qualità della concentrazione» conclude Sgarbi «Per me non cambia molto, dico quello che direi in una conferenza, forse divagando meno». A sottolineare la modernità di Caravaggio, infine, il critico ferrarese suggerisce anche un parallelo con Pier Paolo Pasolini, accostando i suoi “Ragazzi di vita” ai volti comuni, sfrontati e lascivi, ritratti nelle tele del pittore quattrocento anni prima, e svelando analogie tra i due artisti, simili persino nella morte, l’uno assassino e l’altro assassinato. La biglietteria è aperta tutti i giorni tranne il lunedì dalle 11 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30 (telefono 041 971666).

Giuseppe Barbanti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia