Saluti da Venezia con centomila francobolli

L’installazione di Elisabetta Di Maggio al T Fondaco in omaggio ai mosaici marciani e al fluire del tempo
Il mosaico realizzato con 100 mila francobolli dall'artista Elisabetta Di maggio
Il mosaico realizzato con 100 mila francobolli dall'artista Elisabetta Di maggio

VENEZIA. Saluti da Venezia pieni di poesia, di grazia, di quella trama di affetti che le cartoline, le lettere, i biglietti tenevano insieme sotto il colpo secco di un timbro. Sono centomila i francobolli provenienti da ogni parte del mondo, tutti usati, che l’arista Elisabetta Di Maggio ha raccolto, studiato, suddiviso per colore e grandezza, e infine ricomposto nell’installazione “Greetings from Venice” all’Event Pavillon del T Fondaco: un mosaico di carta che richiama il pavimento della Basilica di San Marco, ma anche un mondo più lento, fatto di posta vera, che restava, e di cui la prima cosa che balzava agli occhi non era l’oggetto, bensì quel quadratino colorato che subito svelava, prima del mittente, la provenienza.



Dopo una prima prova con cinquemila francobolli, nell’ottobre scorso la Di Maggio ha iniziato la realizzazione dell’opera vera, incollando ogni tessera cartacea solo al centro, in modo da lasciare liberi gli angoli che, leggermente sollevati, danno l’idea del movimento e del tempo. Insieme agli studenti del liceo Marco Polo, come in un cantiere medievale, l’artista milanese, ma che da vent’anni vive e lavora a Venezia, ha dato un’altra vita ai francobolli che da oggi (e fino al 25 novembre) formano i rosoni, i rettangoli, gli intrecci dell’installazione site-specific fatta di fiori, animali, stemmi, cavalieri, paesaggi, ritratti, sovraniche raccontano culture diversissime tra loro.



Curata da Chiara Bertola, la mostra incolla il merletto del pavimento marciano o della Ca’ d’Oro alla storia del T Fondaco, per quasi un secolo il palazzo della posta. «E’ una lavoro quasi politico, geografico, di memoria, di pazienza e di ritorno a casa; un interminabile e inimmaginabile disegno visionario, che tiene insieme un sapere antichissimo e una riflessione sul concetto di tempo contemporaneo»» spiega la curatrice che ieri mattina ha presentato l’installazione insieme al direttore comunicazione e marketing, Anna Adriani, e all’artista.

Manuela Pivato

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