Muri e solitudine. Baratta fa il ribelle: «Giovani, occupate gli spazi della città»

Aperta l’installazione “Monowe” di Ludovica Carbotta. Brugnaro: «Mestre è modernità e contemporaneità culturale» 

FORTE MARGHERA. Una città immaginaria con un unico abitante occupa uno spazio storico, recuperato, in cui si proteggeva l’esterno dalla pericolosità degli esplosivi contenuti.



Si parla di solitudine, ma anche in termini positivi, nell’evento speciale della Biennale Arte 2019 inaugurato a Forte Marghera. L’installazione “Monowe” di Ludovica Carbotta, si sdoppia tra l’Arsenale e l’ex Polveriera austriaca, nuovo spazio espositivo in cui la Biennale di Paolo Baratta produce contenuti che fanno dialogare terraferma e centro storico.

Baratta lancia suggestioni sulle prossime inaugurazioni di giugno. «Verremo ad inaugurare il nuovo centro di musica elettronica al centro civico del parco Albanese, molto gradito dalle giovani generazioni, che invece di bighellonare avranno un luogo per la formazione, le esperienze dirette e un corso per diventare dj. Un gesto della Biennale verso la molteplicità di generi presente in tutti i nostri progetti», dice il presidente ai giornalisti. «Non faremo sceneggiate», precisa, «vogliamo dare ai giovani uno strumento per arricchirsi dentro al progetto comunale di rilancio di Bissuola. Sarà un luogo dove, con alta professionalità, ci si può cimentare nel diventare artisti. Mi sembra il modo giusto di fare le cose, creando opportunità nuove».

A Forte Marghera la Biennale diventa stabile e si allarga in uno spazio di valore. «La novità è un luogo che assomiglia all’Arsenale, con caratteristiche architettoniche simili. Noi rimarremo qui anche in futuro», dice il presidente davanti all’ex Polveriera. Ma non c’è l’idea di “occupare” anche le casermette francesi in restauro?


Baratta svela un animo ribelle. «Auspico che altri abbiano idee su Mestre e che la città stessa le realizzi. Auspico che i giovani di Mestre si inventino spazi. Noi, quando eravamo ragazzi, li occupavamo. Quindi, ragazzi di Mestre, sveglia! Ci vogliono idee altrimenti è solo assistenzialismo istituzionale». Eppure il progetto che lega la Biennale a Mestre, al pari del nuovo museo M9, viene visto da taluni come una sorta di corpo estraneo.

«Non c’è niente di più estraneo delle cose e delle persone dalle quali ci dichiariamo estranei», replica il presidente che poi accoglie il sindaco Luigi Brugnaro.

Nella terraferma della «più grande speculazione edilizia, ovvero la cancellazione del parco di villa Ponci», ricorda il sindaco, occorre investire. Se Venezia è la cultura che parla al mondo, a Mestre la cultura è rigenerazione.

«La ragazza nuda su un ponte a mezzogiorno è strumentalizzazione becera, da combattere, è mercificazione della cultura e dell’arte», dice Brugnaro. «Mestre è modernità e contemporaneità culturale. Noi cerchiamo di ridare spazi ai giovani. Al Candiani e al Padiglione Venezia si vedranno le tantissime idee arrivate con gli “artefici del nostro tempo”.

E la musica elettronica al parco Bissuola è dentro un progetto più grande», dice il sindaco. Nel discorso ufficiale, davanti alle varie autorità, in primis il prefetto Zappalorto, Brugnaro dice: «Continua l’avventura che abbiamo iniziato qualche anno fa con la Biennale qui a Forte Marghera che ora si allargherà anche al parco Albanese, dove, attraverso il centro di ricerca sulla musica elettronica, vogliamo proporre la cultura come fronte che si muove a braccetto con l’ordine e la sicurezza. L'arte è importante quando riesce a rappresentare la complessità e le varie sfaccettature della contemporaneità, spiegando la necessità di difendere la propria intimità da contaminazioni esterne».

Di fronte alle opere di Ludovica Carbotta ci si mette tutti in gioco. «Il viaggio più bello e difficile è quello dentro di noi e io so cosa è la solitudine», ammette il sindaco. «La mostra permette di interrogarci su dipendenze, suicidi, sugli Hakikomori. Per questo io a Poveglia volevo un centro per i problemi alimentari. Occorre interrogarci su questi temi evitando di essere superficiali. E l’arte crea discussione, evita il pensiero unico e condivide il futuro».

L'installazione sarà visitabile dal 7 maggio al 6 ottobre 2019 dalle ore 13 alle 21. —




 

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