“Magister Canova” viaggio multimediale nella gloria neoclassica
Dentro la testa di Canova, tra i suoi pensieri, nel suo cervello, nell’attimo esatto in cui concepì Amore e Psiche, o quando immaginò le fattezze da dea di Paolina Bonaparte. Fuori da Canova, dal...
Dentro la testa di Canova, tra i suoi pensieri, nel suo cervello, nell’attimo esatto in cui concepì Amore e Psiche, o quando immaginò le fattezze da dea di Paolina Bonaparte. Fuori da Canova, dal peso del marmo, della pietra, persino del gesso, come se le sculture fossero disincarnate, appena suggerite, tramandate, raccontate come in un miraggio,in cui quel si vede non esiste.
“Magister Canova”, inaugurata ieri alla Scuola Grande della Misericordia (fino al 22 novembre), è un viaggio nel mondo del grande scultuore neoclassico in assenza di opere, sculture, bozzetti. E’ Canova senza Canova, secondo la nuova tendenza di questo genere di mostre-spettacolo, multimediali, tecnologiche, in cui gli effetti speciali, a volte specialissimi, danno conto di una lettura traslata dell’artista.
Di certo non passerà inosservata la monumentale testa dello scultore ideata da Fabrizio Plessi, alta nove metri, dentro la quale i visitatori entreranno in contatto con i neuroni di Canova, «con la sua creatività liquida e fluida», spiega l’artista veneziano, «come un dirompente flash al magnesio».
Al primo piano, tra architetture tessili che catturano e liberano i visitatori, è allestito un grande “giacimento”, ispirato alle cave di marmo di Carrara, senza che della roccia ci sia nemmeno un granello di polvere. Tra le vele bianche si rincorrono le Grazie, ora invece le danzatrici posano le mani sui fianchi, mettono un dito al mento, fanno tutte quelle cose deliziose che, per Canova, erano il miglior antidepressivo del mondo.
Realizzata da Cose Belle d’Italia Media Entertainment, in collaborazione con la Fondazione Canova Gypsotheca e il Museo Antonio Canova di Possagno e il patrocinio del MiBACT, la mostra - curata da Mario Guderzo, direttore della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, e da Giuliano Pisani, filologo classico e storico dell’arte - è accompagnata dalla voce narrante dell’attore Adriano Giannini, mentre la colonna sonora originale è affidata al compositore e violoncellista Giovanni Sollima.
«Siamo in un periodo di grandi contraddizioni, dobbiamo essere più consapevoli di noi stessi, avere sapienza e saggezza di quello che abbiamo fatto» ha detto il presidente di Cose Belle, Stefano Vegni, all’affollata inaugurazione di ieri, presente, tra gli altri, l’assessore al Turismo Paola Mar.
Ed è solo alla fine che Ercole uccide Lica: impazzito per il dolore di fronte alla tunica di sangue macchiata del sangue del centauro Nesso, l’eroe uccide il giovane che, ignaro di tutto, gliel’aveva consegnata. L’orrore, in una serie di dissolvenze incrociate, va incontro ai visitatori in un sogno all’incontrario, dove tutto che non c’è, esiste per davvero.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video