La Fondazione Ligabue a breve diventerà un luogo espositivo
VENEZIA. Ha 36 anni di vita. Esattamente come il suo editore, Inti Ligabue, figlio di Giancarlo, che dal padre - imprenditore illuminato, ma anche appassionato archeologo e paleontologo - ha raccolto il testimone per guidare l’impresa di famiglia (che festeggerà il centenario nel 2019) ma anche la Fondazione Ligabue e la rivista «Ligabue Magazine».di cui è stato presentato ieri al Quadri il nuovo numero.
Curata da un nuovo direttore, lo storico e giornalista veneziano Alessandro Marzo Magno, che prende il posto di un altro giornalista veneziano e storico collaboratore di Ligabue come Adriano Favaro. Da questo numero la rivista semestrale - dedicata da sempre a temi storici, archeologici e paleontologici, come nel Dna della famiglia Ligabue – sarà anche in edicola e in libreria, oltre che su abbonamento e quello appena uscito è interamente dedicato al tema della divinità, nelle sue varie declinazioni, compresa quella dell’iconoclastia, cioè alla negazione stessa - sorta nella chiesa bizantina - del culto per le immagini sacre.
Un tema scelto non a caso, perché legato alla mostra «Idoli», che aprirà il 14 settembre a Palazzo Loredan e che sarà presentata tra pochi giorni a Milano. Una nuova esposizione della Fondazione Ligabue che seguirà «Il mondo che non c’era», quella attualmente in corso nella stessa sede sino al 30 giugno e dedicata alle culture precolombiane. Idoli» invece indagherà dal Tardo Neolitico all’Antica Età del bronzo (tra il 4000 e il 2000 avanti Cristo) la rappresentazione antropomorfa della divinità, prima femminile, poi maschile.
In esposizione oltre un centinaio di reperti con importanti prestiti da musei stranieri assieme a una serie di opere della collezione Ligabue. Sarà una maggiore attenzione alla storia, oltre che a Venezia - come avviene da sempre - la nuova impostazione di «Ligabue Magazine», che può sfruttare anche le oltre 60 mila immagini digitalizzate degli archivi della Fondazione creata da Giancarlo e portata avanti da Inti, che punta ora a creare una sede permanente per le collezioni paterne, a Venezia, dopo aver già contribuito ad arricchire le raccolte di diversi musei veneziani, da quello di Storia Naturale - con il famoso dinosauro - a quello Archeologico, a quello Navale, a cui ha affidato due barche egizie, che però stranamente (vista la loro rarità) non sono attualmente esposte. Ma la collezione si arricchisce anche di nuovi pezzi, come una rarissima maschera in pietra mesoamericana proveniente da Tehotiuacan, che è stata appena acquisita.
Enrico Tantucci
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