Il pallone? Un “regalo” degli Aztechi. A Venezia la storia
VENEZIA. Il pallone? C’è quasi da non crederci, ma fino alla metà del ’500 era un gioco sconosciuto in Europa: fu inventato nell’America Precolombiana, tra il 1700 e il 1600 avanti Cristo, conquistando solo 3 mila anni più tardi il Vecchio continente e poi il mondo, a qualsiasi latitudine e longitudine. Alla storia del gioco più gioco che c’è, la Fondazione Giancarlo Ligabue dedica un’insolita, curiosa domenica - domani, 13 maggio - tra racconti, laboratori per bambini, oggetti antichi, degustazioni, nell’ambito della mostra “Il mondo che non c’era”, in corso a Palazzo Loredan (campo Santo Stefano), dove molte sono le raffigurazioni di atleti. Un tuffo nello “sport” dell’America precolombiana.
A fare da Cicerone in questa scoperta tra riti, costumi e credenze di un mondo affascinante e (ai più) sconosciuto, sarà l’archeologo Davide Domenici. L’appuntamento con lui e la storia del pallone è alle 11 a palazzo Franchetti (Santo Stefano, ingresso gratuito su prenotazione con mail a prenotazioni@fondazioneligabue.it ). Poi nel pomeriggio, spazio ai giochi con laboratori per bambini, che saranno chiamati a cimentarsi anche con l’antico gioco dell’Ulama.
Ma come e quando l’Europa scoprì il pallone, iniziando a “impazzire” per il nuovo gioco? Un racconto intrigante, quello che Domenici fa nell’introduzione all’appuntamento: «Una palla di gomma che rimbalzava con un’elasticità mai vista prima, giocatori che saltavano come acrobati per colpirla con i fianchi riparati da protezioni di cuoio…Questa fu la scena che gli attoniti spettatori della corte di Carlo V si trovarono davanti agli occhi quando, nel 1528, ebbero modo di osservare lo spettacolo dato dal gruppo di giocatori aztechi che il conquistatore Hernán Cortés aveva inviato in Europa dalle lontane colonie messicane.
L’artista tedesco Christoph Weiditz immortalò la scena in un dipinto, come un’istantanea d’altri tempi. In Mesoamerica, invece quel gioco lo giocavano da millenni». Le più antiche palle di gomma - una lunga striscia di caucciù raggomitolata - sono state rinvenute in una laguna nel sito olmeco di El Manatí (Veracruz), datato tra il 1700 e il 1600 a.C. Di un paio di secoli più tardi il “primo” campo da gioco, scoperto a Paso de la Amada, nel Chiapas: due “monticoli” in terra paralleli, a delimitare un rettangolo lungo 78 metri e largo 7. Un’attività anche cruenta.
«Il gioco della palla», si legge ancora nelle note, «era attività carica di valenze politiche e religiose: si ipotizza che i leader delle comunità mesoamericane sponsorizzassero e prendessero parte a partite cerimoniali, probabilmente anche di carattere sacrificale, che dovevano servire a mettere in scena rivalità e alleanze politiche». E non mancavano le scommesse.
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