E' Carnevale, va in scena Goldoni: "Il Bugiardo"

Dal 2 al 6 marzo, al teatro Goldoni di Venezia, «Il Bugiardo» di Carlo Goldoni per la regia di Paolo Valerio
VENEZIA. Dopo le due rappresentazioni al Toniolo di Mestre, dal 2 al 6 marzo arriva sul palcoscenico del teatro Goldoni di Venezia «Il Bugiardo», l'eterna commedia scritta da Carlo Goldoni trecento anni fa riallestita, in questa occasione, dallo Stabile di Verona con la regia di Paolo Valerio.


Elemento dominante di questo allestimento è la scenografia, di forte impatto visivo, che ha già affascinato gli spettatori del Toniolo: all'aprirsi del sipario un grande specchio si solleva e domina la scena sino al finale, offrendo un altro angolo visuale oltre a quello frontale.


Da qui un approccio che, sulla scia delle «spiritose» invenzioni dell'incontenibile Lelio, mattatore della commedia, con l'impiego di effetti speciali (ovvero la proiezione di immagini di Venezia elaborate) mira a dare spazio anche in scena ad una visione della città fra l'immaginario e l'onirico.


La recitazione è di impianto realistico e richiama alla matrice di un testo che vede Goldoni ancora impegnato nello sforzo di liberare il suo teatro dai convenzionalismi della Commedia dell'Arte, in primo luogo le maschere. Ma anche la trama, tranne la psicologia dell'intemerato Lelio spudorato mentitore sino all'inverosimile, risente l'eco dei canovacci: Lelio e il padre, Pantalone, che non si sono mai visti in vita, pretendenti che non si dichiarano, il povero Lelio che scopre solo nel finale che gli vogliono far sposare Rosaura, di cui è, sinceramente innamorato e, ancora, tutta una serie di equivoci sul filo di una ingenuità tutt'altro che borghese.


Solo Lelio, affidato ad un energico Dario Cantarelli, esce dagli schemi: e probabilmente la costruzione di questo personaggio, spaccone sì, ma anche _ nonostante le risate luciferine _ a suo modo simpatico, è il frutto dell'incontro di Goldoni con l'attore fiorentino Luzio Landi. In ossequio alla morale, Lelio rimarrà vittima della sua pericolosa loquacità.


Con Cantarelli, c'è Marcello Bartoli che si divide brillantemente fra due «maschere», Arlecchino e Pantalone, rileggendole con la sua interpretazione in maniera originale: accanto al duo, attivo da decenni nel teatro italiano con la compagnia Fratellini, un nucleo di interpreti all'altezza della situazione (Roberto Petruzzelli, Roberto Vandelli, Andrea De Manincor, Michela Mocchiutti, Marta Meneghetti e Gioia Salvatori).


Mercoledì 2, venerdì 4 e sabato 5 marzo alle 20.30; giovedì 3 e domenica 6 marzo alle 16.
Biglietti da 7 a 27 euro.
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