Differenza Donna, 'Tony Effe è offesa a donne vittime violenza'

Presidente Ercoli: 'Gualtieri intervenga o protesta continuerà'

ROMA, 14 DIC - Differenza Donna ritiene "una scelta scellerata organizzare un concerto - dove il target saranno le ragazze e i ragazzi - nel quale sarà tra i protagonisti un cantante come Tony Effe, autore di testi sessisti, misogini e violenti. Non possiamo accettare che il Comune di Roma, così importante e così impegnato nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, possa persino aver soltanto pensato di ospitare un artista le cui parole sono un'istigazione continua alla mancanza di rispetto e gravemente lesive della dignità delle donne" riferendosi alla partecipazione del rapper al concertone di Capodanno al Circo Massimo. "Fare politica - sottolinea la presidente di Differenza Donna Elisa Ercoli - significa influenzare, spostare, decidere anche dare un esempio. E' ora che lo si faccia coerentemente: se si è davvero contro la violenza maschile sulle donne, contro il patriarcato, contro la misoginia, le iniziative pubbliche non possono offrire visibilità a chi inneggia a violenza, sessismo e odio verso la libertà delle donne. Siamo noi adulte e adulti che dobbiamo dare il segno di un cambio di passo definitivo, radicale, deciso, responsabile. La politica e le Istituzioni in testa. Vogliamo sperare che il Sindaco Gualtieri intervenga immediatamente per rimediare a questo invito improvvido e inopportuno. Se così non fosse Differenza Donna e, siamo certe, tutta la Roma femminista proseguiranno nella protesta e nello sdegno". "Non ci può essere posto su un palco di Roma Capitale per chi - conclude Ercoli - rappresenta con le parole la cultura della prevaricazione e del disprezzo verso le donne, fenomeni che noi, ogni giorno, combattiamo nei Centri Antiviolenza e nelle Case Rifugio. La presenza di Tony Effe sarebbe una insopportabile offesa a tutte le donne che subiscono violenza e alle vittime di femminicidio: non possiamo accettarlo". (ANSA).

Argomenti:ROMA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia