A Venezia, quando il palcoscenico dello spettacolo è una bara

Nell’impresa funebre Fanello “Funeral home” uno spettatore a turno per salutare la vita

VENEZIA. Un intero pomeriggio in una… bara. È il destino che Mattia Berto ideatore, assieme alla fotografa Giorgia Chinellato, del ciclo Teatro in Bottega: “Mi incarta un etto di poesia?” ha riservato a se stesso per la quarta performance della serie in programma mercoledì 9 novembre dalle 14 alle 18 presso l’Impresa servizi funebri Fanello che ha sede in campo Santa Maria Formosa da oltre un secolo.

Dopo la travolgente performance di “Corpi in saldo”, ospitata da Benevento Tessuti, il Teatro in Bottega viene proposto in uno spazio decisamente non convenzionale, in un luogo che ospita il dolore che proviamo nel distacco da chi ci ha lasciato. “Funeral home” si intitola quest’appuntamento di Teatro in Bottega ed è liberamente ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: l’intento del coideatore e protagonista della performance negli inconsueti panni del “caro estinto” è , come nel testo di Masters, celebrare la vita attraverso la morte.

Si tratta di una performance per un solo spettatore alla volta ( prenotazione obbligatoria al seguente numero 329 8407362): a ciascuno viene chiesto di portare con sé un fiore e di affrontare delle riflessioni scaturite dall’incontro con uno dei due bambini (Gregorio Vianello Novaga di Venezia e Biagio Sorrentino di Camponogara) che lo accoglierà in bottega. Questo è il primo momento dell’azione performativa, lo spazio della parola: nella stanza accanto, invece, sarà allestito lo spazio del silenzio, completamente dedicato alla fotografia.

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Giorgia Chinellato fotograferà lo spettatore dopo l’omaggio reso al defunto e le foto, scattate durante la performance nel bianco e nero prediletto dalla fotografa, daranno vita alla mostra fotografica “L’ultima foto”, allestita negli spazi del vecchio laboratorio dell’impresa funebre Fanello, che sarà inaugurata domenica 13 novembre alle ore 12.00 e resterà aperta sino a sera.

«Sarà un pellegrinaggio che porterà lo spettatore a sedere a un tavolo di fronte a un bambino che senza alcun giudizio gli chiederà di riflettere sulla vita, chiederà cosa vogliamo lasciare qui e cosa vogliamo portare con noi.- dice Mattia Berto - Tra nostalgie e rimpianti, tra gioie e dolori, avremo un tempo per stare con noi stessi come in un confessionale per ascoltarsi». Con Elia Romanelli e Giuseppe Drago per riprese e regia video e Claudia Capodiferro per l’organizzazione. Per approfondire il percorso visitare i siti www.mpgcultura.it e www.teatroinbottega.com.

 

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