Ztl, i negozianti insorgono «Per noi sarebbe la fine»

Tratto fra la rotonda Garibaldi e piazza Carpenedo, no alla proposta di Maggioni Venturini: «Municipalità scavalcata». L’assessore: «Ne discuteremo con tutti»
Di Gian Nicola Pittalis

«Ztl? No grazie. Sarebbe una follia». È questa la voce che si leva dai commercianti di piazza Carpenedo e via Garibaldi. Non si tratta di una minaccia, quanto di una promessa: «Se non intervengono seriamente chiudiamo tutti e lasciamo che la zona diventi un cimitero abbandonato». Levata di scudi compatta di fronte all'ipotesi lanciata dall'assessore ai Lavori pubblici Alessandro Maggioni di ridurre la circolazione tra la rotonda Garibaldi e piazza Carpenedo, consentendo il transito solo a residenti e mezzi pubblici.

«Il vero problema», racconta Miriam dell’omonima panetteria di fronte alla chiesa, «è creato dall’asfalto e dalle vibrazioni dovute a un pavé da rifare. Dai progetti presentati si vorrebbe chiudere la zona solo consentendo il traffico a autobus e residenti deviando su via Ca’Rossa, già intasata, e via Trezzo, impedendo di fatto l’accesso al Terraglio».

Della stessa opinione anche Fabio Cibola dell’edicola: «È una proposta assurda. Questo è un crocevia di grande passaggio e bisogna lasciare che le macchine arrivino. Basta rifare il pavé e adattarlo al passaggio di carichi pesanti per evitare le vibrazioni e abbassare un po’ i rallentatori, così alti da far sbattere a terra il muso di una macchina che non vada sotto i 30 km orari. Se chiudono il traffico non reggeremo più e moriremo. Si aumentino i parcheggi, piuttosto, visto che non c’è lo spazio dove mettere le auto per un matrimonio o un funerale».

Si lamenta anche il parroco don Gianni che da tempo non dorme più per i rumori creati dalle auto e dagli autobus che rimbalzano tra sfondo stradale, buche e rallentatori: «Passano ogni dieci minuti...».

Paolo Ceccon, dell’omonima pasticceria, si fa portavoce dell’iniziativa: «Asfaltando si risolverebbero molti problemi e si salverebbe una delle poche zone commerciali di Mestre ancora viva. Le telecamere sarebbero vere pietre tombali. Bisognerebbe, piuttosto, ridimensionare la piazza, riasfaltarla come hanno fatto in via Piave e non chiudere le bocche di accesso al Terraglio, altrimenti, invece di rilanciare il commercio cittadino, facciamo il gioco dei grandi centri commerciali. Persino il servizio di bike sharing che avrebbe aiutato la circolazione verso via Vallon, ora chiusa per asfaltatura a causa di un contenzioso col Comune e lasciata come cantiere a cielo aperto, non funziona perché hanno rubato le bici».

E mentre Matteo Benatti, titolare della tabaccheria, avvisa preoccupato che «tempo un mese e chiuderemmo tutti», si oppone anche il presidente della Municipalità Massimo Venturini: «Sarebbe un grave errore: provocherebbe solo pesanti ripercussioni sul traffico delle altre strade e problemi ai negozi. Un'idea di questo tipo dovrebbe essere discussa e non calata dall'alto. Invece, purtroppo, devo constatare che per l'ennesima volta la Municipalità è stata scavalcata. Lancio una richiesta al sindaco: faccia chiarezza, una volta per tutte, sul ruolo dei parlamentini territoriali perché sono anzitutto i membri della sua Giunta a delegittimarci. La Ztl porterebbe alla riapertura a doppio senso di via Santa Maria dei Battuti e devierebbe una mole insostenibile di traffico su via San Donà dove passa il tram. Non è facendo così che si risolverà il problema del pavé sulla piazza che cede in continuazione. In tutte le altre città del mondo il porfido tiene anche a fronte di carichi di traffico maggiore e non si capisce perché qui non si riesca a fare una cosa simile. I lavori vanno eseguiti come si deve, non al massimo ribasso».

A nulla è servito il parziale dietrofront di Maggioni: «Vorrei rassicurare tutti che nulla è stato ancora deciso. Attendiamo le verifiche e le valutazioni per predisporre un progetto complessivo di riordino della zona, che sarà pronto per i primi di giugno. Poi lo discuteremo con tutti».

La realtà sembra legata a tre o quattro residenti che vorrebbero più tranquillità. «Si tratta di pochi individui», conclude Ceccon, «la maggioranza sta con noi. Sanno anche loro che senza negozi qui muore tutto».

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