Zoppas apre: «Ripartiamo da Porto Marghera»

Il neopresidente di Confindustria Venezia accoglie l’appello dei sindacati Lancia il Piano strategico 2020 per garantire lo sviluppo delle aree industriali
Di Gianni Favarato
Matteo Zoppas; Meeting GGI Confindustria Venezia - Sala Oro Ph Stefano trovati©SGP id 54892 esclusivo
Matteo Zoppas; Meeting GGI Confindustria Venezia - Sala Oro Ph Stefano trovati©SGP id 54892 esclusivo

«Uno dei punti che la mia squadra ed io abbiamo messo ai primi posti nell’agenda di Confindustria Venezia riguarda proprio il futuro di Porto Marghera». Matteo Zoppas, consigliere delegato della San Benedetto spa e neopresidente di Confindustria Venezia, risponde così ai sindacati che gli hanno chiesto di «lavorare insieme per far ripartire lo sviluppo e l’occupazione».

I sindacati sono molto allarmati dalla crisi che incombe e lo sviluppo che non riparte: che risponde Confindustria?

«Accolgo amorevolmente e rilancio l’appello del segretario della Cisl, Lino Gottardello, con il quale ci siamo già scambiati idee e ipotesi di lavoro, ad aprire un dialogo costruttivo con tutte le organizzazioni sindacali anche su questo fronte. Sono convinto, infatti, che scelte e decisioni così importanti per il nostro territorio debbano essere condivise e che questa sia l’unica strada per realizzare concretamente i piani di sviluppo necessari».

Come procederete?

«Siamo pronti a lavorare su entrambi i tavoli: quello dell’Osservatorio per Porto Marghera e quello che presto indiremo anche con i sindacati confederali e tutte le altre parti interessate, per arrivare poi ad una sintesi unitaria delle proposte. Quello che Confindustria Venezia ha in mente è l’individuazione di un piano strategico per Marghera 2020 che valorizzi gli elementi che rendono Porto Marghera un unicum in Italia. Tra questi elementi c’è sicuramente il raggiungimento degli accordi di bonifica, così come la ricchezza infrastrutturale e l’agibilità all’utilizzo delle banchine».

Del rilancio di Porto Marghera si parla da anni, ma a tutt’oggi nessuna nuova iniziativa industriale è stata avviata nelle aree abbandonate dalle multinazionali della chimica e della siderurgia.

«Sarà importante evidenziare i paletti che impediscono a Porto Marghera di crescere e di essere un polo di attrazione per investimenti industriali. La burocrazia è sicuramente il nostro tallone d’Achille e la zavorra che oggi sta rallentando le attività di post bonifica. Dobbiamo lavorare affinché venga al più presto attuato un piano di semplificazione per evitare lo stallo procedurale che rischia di diventare ogni giorno più vischioso. Confindustria ci sta già lavorando e con l’apporto dei sindacati otterremo di certo un risultato migliore».

Ma per Porto Marghera c’è ancora un futuro industriale?

«Questa grande area rappresenta ancora un sistema vitale in cui convivono importanti realtà imprenditoriali in più settori produttivi: manifatturiero, servizi, logistica e design. Gli equilibri di quest’area negli anni sono mutati, ma non per questo dobbiamo arrenderci a chi vuole sottrarle la vocazione industriale. C’è bisogno di un ripensamento, di trovare strumenti adeguati, come una temporanea fiscalità di vantaggio, di recuperare e valorizzare il nostro patrimonio di competenze e professionalità. Il turismo è un settore imprescindibile per l’economia veneziana ma senza l’industria non può esserci una vera ripresa economica».

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