«Zappalorto non svenda Villa Hèriot»

Assedio delle associazioni al commissario, ma ci sono acquirenti pronti a spendere 10 milioni per farne un albergo
Interpress/gf.tagliapietra. 28.11.2014.- Consiglio Comunale.
Interpress/gf.tagliapietra. 28.11.2014.- Consiglio Comunale.

La battaglia di Villa Hèriot. È stata una contestazione civile ma rovente, dai toni altissimi, quella di cui è stato oggetto ieri il commissario straordinario Vittorio Zappalorto nell’aula del Consiglio comunale che ha dato il via libera, con l’assestamento di bilancio anche alla possibile vendita entro l’anno di Villa Hèriot alla Giudecca, valutata circa 10 milioni di euro, a cui è stata cambiata solo pochi giorni fa la destinazione d’uso prevedendo anche la possibilità di trasformarla in albergo, con un paio di manifestazioni di interesse già presentate informalmente a Ca’ Farsetti, con l’acqua alla gola e alla disperata ricerca di risorse per evitare di sforare il Patto di Stabilità anche quest’anno.

Nell’aula consiliare e anche al piano terra si sono presentate circa 200 persone a contestare rumorosamente e con passione la decisione, che priverebbe della propria sede l’Uia, l’Università internazionale dell’arte - che tiene qui i suoi corsi di restauro - ma anche i 44 bambini della scuola materna San Francesco della Giudecca della palestra e di un pezzo di giardino, anch’essi alienabili. Salvi per il momento l’Istituto veneziano di Storia della Resistenza e le associazioni della Casa della Memoria, perchè questa parte dell’immobile, inizialmente prevista anch’essa in vendita, è stata stralciata. Ma c’erano molti altri a protestare contro la svendita nell’aula di Ca’ Farsetti, con una serie di interventi ammessi da Zappalorto, tra cui quelli appassionati della consigliera di Municipalità Enrica Berti, dell’architetto Cristiano Gasparetto di Italia Nostra, di Marco Borghi per l’Istituto Veneziano per la Resistenza, del presidente dell’Uia Andrea Erri, del rappresentante dei genitori dei bambini della scuola San Francesco.

Da tutti un solo grido: «Fermi la vendita, non continuando a impoverire la città del suo patrimonio e delle strutture di base dedicata ai cittadini». Una contestazione - è stato detto chiaramente da più intervenuti - che non si fermerà anche se la vendita dovesse avvenire.

«Non è detto che Villa Hèriot sarà venduta - ha replicato Zappalorto - cercheremo di non farlo, ma non possiamo permetterci di sforare il Patto di Stabilità. Capisco le vostre ragioni, e se non avessi questo ruolo, sarei con voi dall’altra parte della sala, ma non ho creato io questa situazione, l’ho ereditata, non è frutto di decisioni di questi giorni. In caso di vendita, per tutte le istituzioni e la scuola troveremo sedi alternative e dignitose». Chiusura tra le proteste, ma una cosa è certa: se il Comune oggi si trova in queste condizioni, la colpa non è di Zappalorto, ma delle amministrazioni comunali precedenti - dalle due di Cacciari inframezzate da quella di Costa, a quella di Orsoni - che l’hanno ridotto così.

Enrico Tantucci

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