Zanzare, scattano le misure di prevenzione per la “febbre del Nilo”
Dopo il caso scoperto nel rodigino pochi giorni fa, anche sul territorio della Usl 3 Serenissima è stata alzata la soglia di guardia per prevenire la cosiddetta “febbre del Nilo” causata dal contagio con il virus del Nilo Occidentale (West Nile virus) trasmesso dalla zanzara del tipo Culex diffusa in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
«Niente di nuovo, il protocollo sanitario adottato dall’Usl 3, come in tutte le altre Usl del Veneto è sovrapponibile a quello già applicato negli anni scorsi» assicura il dottor Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento prevenzione «ci stiamo concentrando sulla prevenzione, invitando i cittadini a evitare i ristagni d’acqua nelle proprietà private per rendere difficile la vita alle zanzare, come ad esempio il controllo dei sottovasi e ovunque possano crescere le larve dell'insetto».
«Ma non basta» aggiunge Sbrogiò «stiamo invitando anche le amministrazioni comunali a collaborare per garantire una efficace disinfestazione di tombini, caditoie, aree verdi pubbliche e nelle pozze d’acqua dei giardini sparsi sul territorio». Il virus della febbre del Nilo è presente nei volatili migratori e nei cavalli, e le zanzare si infettano succhiando il sangue di questi animali qualora vi sia la presenza del virus. «Abbiamo sul nostro territorio alcune trappole ad anidride carbonica per catturare le zanzare ed esaminarle per capire se sono portatrici del virus» sottolinea Sbrogiò «ma finora non si sono registrati casi. Quello del rodigino, con una persona infettata, ovviamente ha alzato anche nelle province limitrofe i livelli di attenzione». Va ricordato che in media per ogni cento persone infettate, il 20 per cento manifesta sintomi lievi paragonabili a una leggera influenza, e uno solo finisce in ospedale.
«Un caso su mille, però» continua il medico dell’Usl 3 «può anche portare invece al decesso. Quindi non parliamo di un problema di poco conto. Nulla va sottovalutato». Lo scorso anno ci fu un caso registrato anche a Marghera, e il protocollo venne subito applicato, con una disinfestazione capillare nel raggio di 200 metri dall’abitazione del malato sotto la regia dell’Usl 3 stessa e la collaborazione del Comune. «Sotto sorveglianza ci sono anche gli uccelli trovati morti e gli allevamenti di cavalli» conclude il dottor Sgrogiò «ma per ora tutto è tranquillo, ma continuiamo il monitoraggio anche sulle altre febbri estive, come la chikungunya che è dovuta a sua volta alle zanzare tigre infette. Per questo sono allertati i medici di famiglia, i Pronto soccorso degli ospedali e il Servizio di Igiene pubblica, pronti tutti a intervenire».
Il periodo di incubazione del virus va mediamente dai 3 ai 12 giorni. Quando si presenta in forme gravi la febbre del Nilo porta a forti cefalee, rigidità del collo, momenti di scarsa lucidità e febbre alta, dai 38 ai 40 gradi; per questo occorre recarsi subito al pronto soccorso in caso si avvertano questi sintomi . —
SIMONE BIANCHI
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