Zanetti contro Pavone «Parole sconcertanti»

«I toni a volte aspri che da anni si trascinano tra politica e magistratura, potrebbero essere superati se i politici non commentassero l’operato dei magistrati e i magistrati a loro volta si...

«I toni a volte aspri che da anni si trascinano tra politica e magistratura, potrebbero essere superati se i politici non commentassero l’operato dei magistrati e i magistrati a loro volta si ricordassero di non fare affermazioni simili su un’alta carica dello Stato come Renzi e non dessero esplicite indicazioni di voto». Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, interviene sulle affermazioni del procuratore capo della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone, che venerdì sera ha partecipato ad un incontro pubblico organizzato dall’associazione ReStart a Mestre. Tema della serata, “Rigenerare l’etica cittadina”. Pavone, che ha raccolto tanti applausi, ha parlato del tasso di corruzione del nostro Paese, che sottrae ogni anno tra i 60 e i 70 milioni di euro all’economia, della necessità di trasparenza, dei doppi, tripli incarichi politici, della burocrazia che invita all’illegalità e della sfiducia dei cittadini nei politici, invitando tutti a pretendere «che coloro che ci governano siano persone moralmente ineccepibili». Finito l’incontro, rispondendo a una domanda, ha affermato che vedrebbe il senatore Felice Casson sindaco di Venezia, e che se i cittadini lo votassero, farebbero bene. Affermazione che non è piaciuta al sottosegretario, che l’ha definita «sconcertante». «Pavone doveva limitarsi a fare affermazioni sullo stato della giustizia, esprimere giudizi sul premier Renzi e dare indicazioni esplicite di voto ai veneziani, è un atteggiamento che mi lascia senza parole». E ancora: «In questi mesi, proprio perché ho un ruolo pubblico, ho evitato di commentare quanto il Tribunale e la Procura delle Repubblica di Belluno hanno inflitto al sindaco Franceschi, una persona perbene, misure restrittive che neanche ad un capo mafia. Sarebbe ora in questo Paese di fare squadra e non di erigere muri contro muri». (m.a.)

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