Zaia: «Subito linea dura sui calzaturifici in nero»

Il presidente della Regione d’accordo con il sindacato e i sindaci della Riviera La Cgil: «Blitz inutili se non si punisce chi commissiona le scarpe ai cinesi»
Di Alessandro Abbadir
POLETTO LABORATORIO CINESE SAN GIOGIO IN BOSCO POLETTO LABORATORIO CINESE SAN GIOGIO IN BOSCO
POLETTO LABORATORIO CINESE SAN GIOGIO IN BOSCO POLETTO LABORATORIO CINESE SAN GIOGIO IN BOSCO

STRA. È fissato per martedì 21 gennaio il vertice fra associazioni di categoria e sindacati per affrontare la questione del fenomeno dei laboratori clandestini cinesi, che lavorano su commissione di calzaturifici del posto.

Un fenomeno di “delocalizzazione in casa” che rischia di travolgere un settore che ha fatto del made in Italy e della qualità del prodotto il suo punto di forza. In 5 anni la Cgil denuncia che sono stati scoperti oltre 150 laboratori clandestini cinesi e che servono misure di contrasto sempre più decise. A sostegno del contrasto di questi fenomeni illegali prende posizione il presidente della Regione Luca Zaia.

«Mi fa piacere- spiega Zaia - che sia stata fissata la data dell’incontro tra le organizzazioni di categoria e quelle sindacali del distretto calzaturiero della Riviera del Brenta per affrontare il tema spinoso dei laboratori clandestini. Servono sicuramente i blitz delle forze dell’ordine, ma combattere questo fenomeno è un dovere civile che deve coinvolgere tutta la società, l’intera collettività e ogni livello istituzionale per far emergere le irregolarità e ribadire ancora una volta come nei nostri territori non c’è spazio per chi non rispetta le regole».

Zaia promette un impegno sempre più deciso: «Posso assicurare – continua – che su questo tema non intendiamo assolutamente abbassare la guardia contro chi, in maniera disonesta, falsa le regole della concorrenza e mette in difficoltà le nostre aziende che ogni giorno operano nella legalità e che sono il cuore pulsante dell’economia».

Zaia si rende conto che se non si interviene, ciò rappresenterà la fine del comparto in Riviera: «Il fenomeno rischia di uccidere il “made in Italy” – conclude – producendo grazie al lavoro in nero, senza futuro e senza sicurezza, alimentando una catena di illegalità che va fermata ad ogni livello».

I sindacati, e anche diverse associazioni di categoria, chiedono azioni concrete: «In cinque anni», nota Riccardo Colletti segretario generale della Filcem Cgil, «sono stati scoperti oltre 150 laboratori clandestini che spesso hanno riaperto subito pagando una multa. Nessun calzaturificio nostrano che ha commissionato la merce è stato chiuso per “concorso in sfruttamento del lavoro nero” visto che chi commissionava è corresponsabile di quanto prodotto senza regole. Le merci sequestrate vanno bruciate come si fa con la droga. Per denunciare le aziende che commissionano ai laboratori clandestini abbiamo istituito un numero verde».

La Cisl da parte sua con il segretario Massimo Meneghetti chiede: «Sia spezzato quel muro di omertà che serve allo sfruttamento del lavoro nero». Sulla posizione dei sindacati anche Federmoda e diversi sindaci dell’area primo fra tutti il sindaco di Vigonovo Damiano Zecchinato.

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