Zaia: «No ai profughi, sto con i sindaci»
JESOLO. Il governatore Zaia sta dalla parte dei sindaci sulla questione dei profughi: «Non possono essere obbligati a ospitarli». Il prefetto Cuttaia ha scritto infatti nei giorni scorsi ai vari primi cittadini della provincia per chiedere se hanno strutture a disposizione. Ma la risposta è stata, nella maggioranza dei casi, per non dire tutti un “no non possiamo”, chi in maniera più gentile, chi in maniera più diretta e brusca. Nessuno ha edifici e strutture idonee, per lo meno pubbliche per ospitare i rifugiati.
Zaia dunque prende le difese dei sindaci. «Vorrei che si capisse che la mia e quella di molti sindaci veneti non è una chiusura dettata da pregiudizi e tanto meno dall’indifferenza per le sorti di persone disgraziate», precisa il governatore del Veneto, «ma dalla convinzione che dicendo ancora una volta di sì il problema dell’accoglienza di questa gente non verrà mai seriamente affrontato da chi ha le competenze, le responsabilità, le risorse e gli strumenti legislativi per cercare di risolverlo». Il presidente della Regione esprime la sua posizione di netta contrarietà all’arrivo nei Comuni veneti dei profughi provenienti da Lampedusa. «Se di fronte a questa soluzione dettata dallo Stato», prosegue Zaia, «si registra un coro di “non ce la facciamo, non abbiamo le strutture”, proveniente da tutto il territorio, indipendentemente dal colore delle amministrazioni locali, ci sarà pure un motivo. Qui non si tratta di chiudere le porte in faccia a dei bisognosi, ma di far capire a chi ostinatamente, a ogni emergenza, scarica le complicazioni distribuendole nei diversi Comuni, che così non si può andare avanti. Oggi i profughi sono 85, l’anno scorso erano qualche centinaio, domani chissà. Così non si aiuta chi di sofferenze ne ha già patite tante e si danneggia una volta di più le amministrazioni locali che in questi anni dai governi centrali hanno preso uno schiaffo dietro l’altro».
Da Jesolo, il sindaco Valerio Zoggia lancia invece un appello ai colleghi del Veneto Orientale e della regione in genere: «Non può esserci solo Jesolo, anche altri Comuni devono farsi avanti di fronte all’emergenza». La città balneare tra l’altro partecipa al progetto Icaro con la Croce Rossa. Sui dublinati, categorie speciali, non ci saranno problemi, e infatti il Comune ha aderito al progetto consapevole di avere comunque una struttura quale la croce rossa di via Levantina sul suo territorio. Intanto non sono ancora arrivati a Jesolo i primi 45 “dublinati”, ovvero quelli che in forza dell’accordo di Dublino sono richiedenti asilo o protezione internazionale. Si cerca pertanto di limitare l’ospitalità a determinate persone, come donne, bambini, anziani, malati. Ma ci sono anche gli 85 profughi da Lampedusa che potrebbero arrivare da un momento all'altro.
Ieri a Jesolo la pagina Facebook contro i profughi ha raggiunto le 900 adesioni e adesso ha fatto partire anche una petizione on line.
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