Zaccariotto: «Atto incostituzionale, zero vantaggi economici»
VENEZIA. «Qui è tutto sbagliato e incostituzionale. Lo dice lo stesso Monti, abolire le Province è decisione del Parlamento: invece con questo decreto, si cancellano d’imperio assemblee democraticamente elette dal popolo. E per di più lo si fa per nulla, senza reali risparmi: le Province valgono lo 0,1% delle spese della politica e sono le uniche in grado di svolgere un ruolo di coordinamento tra la Regione che fa le leggi e i Comuni, soprattutto quelli più piccoli». Di prima mattina, Francesca Zaccariotto è più sconcertata che arrabbiata.
Dunque, che accade ora alla Provincia di Venezia?
«Vorrei saperlo: di questo decreto, per ora, si capisce solo che fa una gran confusione e semina il panico», prosegue la presidente esponente della Lega, unico partito dichiaratamente all’opposizione.
Si parla da anni delle Province come enti inutili, più spese che sostanza: la richiesta d’abolizione è trasversale.
«Questi provvedimenti vengono fatti da chi non sa di cosa parla», incalza Zaccariotto, accendendosi, «le pubbliche amministrazioni non sono aziende, sono realtà istituzionali previste dalla Costituzione: come si fa a trasformare un Consiglio di 38 persone elette democraticamente in rappresentanza di un intero territorio in un’assise di 10 persone scelte dai politici dei Consigli comunali, chissà con che criterio? E in questo 2012 che si fa: annullano i risultati delle elezioni del 2009 o fanno un sorteggio? E’ assurdo: si creano enormi problemi senza tagliare davvero le spese. Il personale, è ovvio, va salvaguardato: ma lo sa il governo che il contratto della Regione Veneto - alla quale in parte dovrebbe passare - è più oneroso del nostro? E seminano tutto questo caos per tagliare 2 milioni di giunta e Consiglio? Complimenti ai ministri della Bocconi. Ho l’impressione che questa decisione somigli al tentativo maldestro di curare un malato grave con un’aspirina. Condivido il commento del presidente dell’Unione nazionale delle Province, Giuseppe Castiglione: provvedimento palesemente anticostituzionale».
Da tempo le Province si trovano in grande difficoltà, costrette a far cassa sulle addizionali Rc auto, Tia, Enel per poter far fronte alle proprie competenze.
«Un riordino va fatto, ma nel senso di avvicinare di più le istituzioni al territorio: finora le deleghe della Regione sono state monche. Ci ha dato l’Urbanistica, possiamo decidere sul Pat, ma si è tenuta la Via, con la conseguenza che in molti interventi noi esprimiamo pareri negativi - conoscendo la realtà - e la Regione li rovescia. La viabilità: chi altro può coordinare la pianificazione tra Comuni così interconnessi? La scuola: come è possibile che se ne occupino i Comuni se spesso istituti superiori provinciali? Così l’ambiente, i piani delle acque, il risparmio energetico. Abbiamo appena firmato un protocollo con l’Europa per il 2020: che fine faranno i fondi europei?».
Meno enti, più semplificazione, meno costi a regime, sostiene il governo.
«Per ora è solo caos: restiamo, ma decapitati e con trasferimenti dello Stato decurtati: per Venezia da meno 2,5 a meno 7,5 milioni. Ma i nostri conti sono in ordine: siamo la Provincia veneta meno indebitata, fra le più virtuose. Abbiamo ridotto del 29% tra il 2009 e il 2011 la spesa per la dirigenza, passata 2,4 milioni d 1,7. In calo anche la spesa complessiva per il personale, scesa del 3,72 %, con un risparmio netto di oltre un milione. Suggerisco al Governo di intraprendere questo percorso eliminando gli enti burocratici e le agenzie improduttive e prive di rappresentanza democratica. Così non è per le Province, gli elettori ci hanno liberamente scelto a rappresentarli di fronte alla Regione e allo Stato».
Roberta De Rossi
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