«Waterfront, serve un piano unitario»

Al Vega la denuncia dei ritardi di Porto Marghera e l’impietoso confronto con le esperienze di Londra, Amburgo e Lione

Una giornata intera di interventi, confronti e spunti per discutere di Porto Marghera e del suo futuro. Ieri, dalle 9 alle 19 Rotary, ordini professionali degli architetti, degli ingegneri e dei giornalisti hanno affrontato in un lunghissimo seminario il grande punto di domanda che aleggia sull'entroterra veneziano. L'hanno fatto alle porte delle aree industriali in gran parte dismesse e in attesa di riconversione, ovvero dal Parco scientifico e tecnologico Vega di Marghera, struttura che, nonostante gli intoppi e i rallentamenti, vuole proprio essere testa di ponte per una rinascita della zona produttiva veneziana.

La discussione, dopo i saluti di rito dei presidenti degli ordini e degli organizzatori, ha preso le mosse dagli esempi e dai casi di studio di altre realtà similari, waterfront europei ed italiani che negli ultimi decenni hanno attraversato importanti fasi di rinnovamento: Genova, Bagnoli, Londra, Amburgo e Lione sono state chiamate in causa come pietre di paragone essenziali e spesso impietose. Se, infatti, per i due porti italiani citati è stato inevitabile ricordare le tante difficoltà che stanno attraversando, a partire dai limiti morfologici e infrastrutturali del capoluogo ligure fino ad arrivare alla "crisi identitaria" lunga ben 150 anni vissuta dalle banchine partenopee, il confronto con i tre casi europei non ha fatto altro che evidenziare l'immobilismo e le incertezze nostrane. La Channel tunnel rail link inglese, il porto pubblico che sostiene il welfare tedesco e il progetto a lungo termine francese, pur con le loro caratteristiche che li differenziano ampiamente dall'esperienza italiana, sottolineano infatti il ruolo chiave della progettualità organica nel settore: aspetto questo ancora mancante quando si guarda a Marghera.

Una deficienza denunciata anche dalle parole di Giovanni Seno, ad di Actv e Avm: «Mestre, Venezia e Marghera sono città collegate, e in quanto tali vivono di trasporti» ha spiegato «Per la mobilità Porto Marghera può essere uno snodo fondamentale, una porta di accesso al centro storico, ma la mancanza di un piano unitario, assieme agli ostacoli burocratici e a certi interessi economici stabili al Tronchetto, ci hanno sempre impedito di procedere con il progetto Brentelle, ad esempio. Ogni discussione sull'area industriale, quindi, dovrà tenere bene a mente gli errori del passato, così come i 27mila posti di lavoro perduti nella città giardino, e dovrà sempre essere funzionale, senza risolversi in meri esercizi di stile architettonico».

Più ottimista Luca Battistella, delegato del sindaco Luigi Brugnaro per innovazione e smart city, che ha ribadito come il primo cittadino abbia invece una visione del futuro waterfront lagunare e la necessità di un rilancio occupazionale, così come di tutta l'area metropolitana, una visione che però non è stata meglio spiegata. Il primo passo sarebb e già stato fatto nel convincere Ferrovie dello Stato, aeroporto Marco Polo e Porto a sedere allo stesso tavolo, per discutere assieme di come ridisegnare la città.

Giacomo Costa

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