Vuoi bici o moto? Le parole chiave per l’hashish o le dosi di cocaina

Ad ogni punto interrogativo corrispondeva mezzo etto D’Ambrosio su tutte le furie per aver incassato soldi falsi



«Amore? Ci vediamo alle 5.45 secondo posto”. Non proprio un sms tra innamorati, ma l’accordo per comprare 50 grammi di cocaina, di martedì.

il codice e chili di droga

Le parole sono importanti!!!” urlava Nanni Moretti in Palombella Rossa, schiaffeggiando qua e là chiunque ricorresse a luoghi comuni. Nel florido mercato di stupefacenti gestito - secondo l’accusa - dai chioggiotti Marco Di Bella e Raffaele D’Ambrosio tra il 2017 e il 2018, più delle parole in codice, era fondamentale la punteggiatura. Ogni punto di domanda in un messaggio vale 50 grammi di droga, ogni punto esclamativo 10 grammi. «Io ti mando il messaggio con scritto solito e ti faccio magari due punti esclamativi. Un punto di domanda è mezzo etto, invece il punto esclamativo è 10 20, 30. (...) Tu mi scrivi: ciao, amico, ci troviamo due punti di domanda, mezzo etto e mezz etto» spiega puntigliosamente D’Ambrosio a una spacciatrice, in una delle centinaia di conversazioni intercettate dai carabinieri, nell’ambito dell’operazione Tsunami.

«Chiavi del linguaggio», scrive il giudice delle indagini preliminari Andrea Battistuzzi, che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, «relative anche ai luoghi di incontro: “posto1”, “posto 2”, ovvero ai giorni degli incontri (da 1 a 7 con riferimento ai giorni della settimana». Poi le parole chiave per la droga. La moto? È la cocaina. Le biciclette? L’hashish. «Quando vengo a prendermi la moto mettimi anche due biciclette». Un traffico di droga a chili: «Basti ricordare», scrive il giudice, «che nei circa 18 mesi di indagine i due acquisiscono la disponibilità di oltre 23 chili di cocaina, 30 di marijuana, 13 di hashish».

il foglietto

Un’indagine - quella dei carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Stefano Ancilotto - nata da un foglietto caduto dalla tasca di Luigi Varagnolo, già pedinato dagli investigatori. Un pezzetto di carta che si rivela una vera e propria “contabilità dello spaccio”, con l’elenco di clienti e euro incassati.

soldi falsi e fumo

Poi ci sono i rischi del mestiere, come quelli di trovare quelli più furbi di te. Perde il controllo D’Ambrosio quando scopre che uno degli spacciatori gli aveva pagato un etto e mezzo di cocaina con 7800 euro falsi: “....stavo per ucciderlo” racconta, dopo averlo aggredito all’interno del ristorante dove l’uomo lavorava come cuoco. E ci sono le volte che i fornitori tirano la fregatura, come nella telefonata di dicembre tra Di Bella e D’Ambrosio, per quattro “pacchi” (4 chili) di hashish andato a male: «Ascolta, il fumo è pacco quello che ci ha dato», «Non è buono...come mischiato», «Ho svuotato la borsa e ho butato tutto (...) caramello e fumo (...) lui mi ha detto che gente si è lamentata», «Sì ma l’abbiamo già pagato», «Allora questo è un problema», «(...)Si vede quando lo apri, ha proprio le venature di vecchio».

C’è di che rovinarsi la reputazione tra i clienti. Nel maggio del 2018 è una partita di cocaina a dar di che pensare ai due: «La bianca non vale niente», «No, tutta indietro me l’hanno data». Così si cercano nuovi canali di rifornimento, dopo che i fornitori nordafricani si dimostrano di scarsa “professionalità” circa la qualità della droga.

Prezzi e pezzi

È tutta una questione di marketing. Ci sono spacciatori più fedeli che ottengono la droga a 50 euro al grammo e quelli che invece la devono pagare 70. Poi c’è l’hashish, venduto per 6-6,5 euro al grammo. «Gli ho detto: l’unico a cui mi devi dare un occhio di riguardo è Christian, che non mi tiri poi fuori storie dell’orso...è l’unico che gliela diamo a 50, gliela diamo tutti a 60. Se è così è così», blandisce Di Bella uno spacciatore che si lamenta e ritarda i pagamenti.

microspie e gps

Nei 18 mesi anni di indagini, gli investigatori sono entrati nella vita degli indagati: nei loro cellulari intercettati, con microspie e videocamere nelle diverse basi utilizzate come deposito e luoghi per lo scambio della droga: dalla “darsena” al “negozio”, un posto diverso per ogni giorno della settimana. Ancora, attraverso la mappatura del Gps delle auto, a tracciarne gli spostamenti.

le conclusioni

«Dall’inchiesta emerge in sostanza come la coppia Di Bella/D’Ambrosio costituisca il centro dell’attività di spaccio nel territorio clodiense», scrive il gip Andrea Battistuzzi nella sua ordinanza, per motivare le misure cautelari: svolgono una funzione sostanzialmente intermediaria, acquisendo lo stupefacente da fornitori spesso provenienti dall’estero (o in contatto con soggetti esteri), poi confezionandola e dosandola per cederla agli spacciatori locali». «La figura di Di Bella è certamente centrale», aggiunge il giudice, «dopo essere stato diretto protagonista dell’attività di spaccio nella prima fase delle indagini, decide nel dicembre 2017 di demandare lo svolgimento dell’attività materiale a D’Ambrosio: se l’attività di quest’ultimo è davvero incessante ed impegna l’intera giornata (precludendogli qualsiasi altra attività lavorativa), Di Bella collabora con lui sia per reperire il denaro necessario a gli acquisti, sia nella preparazione dello stupefacente. Entrambi dimostrano indiscussa determinazione, tanto da ricorrere - se del caso - a atti di violenza nei confronti di acquirenti morosi nel pagamento». Sin qui le accuse. Nei prossimi giorni gli interrogatori di garanzia e parola alle difese.—



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