Vtp, rottura Porto-Save l’accordo è stato stracciato

Dura lettera di Campaner ai soci di minoranza di Apv: «Ritiriamo la nostra disponibilità. Quote sul mercato, VeneziaCambia scrive al presidente Zaia
Di Alberto Vitucci

Nessun accordo con i soci di minoranza sulla vendita delle quote di Vtp, la società delle crociere. La rottura, clamorosa, tra il Porto di Paolo Costa e la Save di Enrico Marchi viaggia sotto forma di lettera, firmata dal presidente del Cda di Apv investimenti (la Finanziaria dell’Autorità portuale) Ugo Campaner. Ai soci il presidente della società Apv (che ha il 66 per cento della società Apvs creata insieme alla Finanziaria regionale Veneto Sviluppo, a sua volta titolare del 53 per cento delle quote di Vtp), lancia un messaggio inequivocabile.

«Alla luce delle considerazioni espresse dai legali che ci stanno assistendo nell’organizzazione della gara pubblica per la dismissione della nostra partecipazione in Apvs», scrive Campaner, «e della normativa di riferimento che renderebbe ormai controproducente ogni eventuale accordo, ci troviamo costretti nostro malgrado a ritirare la disponibilità al riguardo e, per quanto occorra, anche a revocare ogni pregressa comunicazione suscettibile di essere da voi interpretata come proposta». Traduzione: sono da considerarsi nulli gli accordi ipotizzati fin qui per favorire i soci di minoranza nell’acquisto delle quote in vendita. Lettera indirizzata alla Finpax e al suo presidente Mirco Santi (22,18 per cento delle quote), alla Save di Enrico Marchi (22,18 per cento), al presidente della Camera di commercio Giuseppe Fedalto (2,54). Succede che il Porto ha ricevuto dal governo l’invito a vendere le sue quote. Trovandosi da tempo in posizione di «conflitto di interessi». Controllore che ha le azioni della società controllata. Una realtà che vale oggi 50 milioni di euro, con introiti e prospettive in crescita. E un interrogativo che ricorre: «Possibile consegnare a privati i guadagni di un’attività che si svolge in aree pubbliche?».

Era successo anche dieci anni fa, quando il «privato» Enrico Marchi aveva acquistato le quote della Veneto Sviluppo, in accordo con l’allora presidente della Regione Giancarlo Galan. Ed era diventato il maggiore azionista dell’aeroporto Marco Polo. Adesso Marchi potrebbe comprarsi le azioni di Vtp. C’era stato un preaccordo, un mese fa, con il diritto di prelazione ai soci «minori».

«Importante è che resti in mani italiane», la giustificazione. Ma adesso quell’accordo è stracciato. Forse il Porto ha in mente altri investitori. «Comunque vincerà chi offre di più», si limita a dire Paolo Costa. Ma c’è anche un’altra domanda. Come può la Regione avere autorizzato la sua Finanziaria ad acquistare quote di minoranza in una società controllata dal Porto? Quale ruolo autonomo può esercitare? Una questione che l’associazione VeneziaCambia 2015 ha sottoposto all’attenzione del presidente Zaia.

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