Vongole e orate “proibite” maxi sequestro e denunce
CHIOGGIA. Vongole pescate in area proibita e orate sottomisura pronte per la vendita al mercato ittico: entrambi gli illeciti sono stati scoperti dai carabinieri un paio di giorni fa e hanno portato alla denuncia a piede libero di due chioggiotti e un rosolinese, al sequestro di un’imbarcazione con relativi attrezzi da pesca e di oltre mezza tonnellata di prodotti ittici. Il servizio di contrasto all’abusivismo in laguna è stato condotto dai militari del Nucleo natatnti del comando provinciale di Venezia impegnati a controllare in particolare le aree dove è vietata la pesca di molluschi per motivi igienico sanitari, come quelle prospicienti la centrale idroelettrica e il Petrolchimico di Marghera.
Dopo una prolungata serie di servizi di appostamento e osservazione nelle ore serali e notturne, l’altra sera i militari hanno sorpreso un’unità da diporto con a bordo due vecchie conoscenze della pesca abusiva, l’uno di Rosolina e l’altro dell’entroterra chioggiotto. I due erano intenti alla pesca abusiva di vongole lungo il canale Cunetta, sul Verto nord. A bordo dell’imbarcazione vi erano già numerose ceste colme di molluschi, per circa 200 chili, mentre l’attrezzatura da pesca era ancora calata in acqua con la gabbia piena di mitili misti a scorze e fango. Denunciati i due pescatori abusivi e sequestrati l’imbarcazione, gli attrezzi e le vongole (ancora vive e, quindi, poi rigettate in acqua sicure) per un valore complessivo di circa 10.000 euro.
Le orate sottomisura, invece, sono state rintracciate dai militari della motovedetta «Antonino Fava» di Chioggia che, nell’ambito di una serie di controlli effettuati sui pescherecci che approdano al mercato ittico per immettere in commercio il pescato, hanno sorpreso un motopeschereccio sul cui ponte di coperta erano accatastate 20 cassette contenenti il pesce in questione per un peso complessivo di oltre tre quintali, al di sotto della taglia minima pescabile e commerciabile. Un reato penale per il quale il comandante e armatore del peschereccio è stato deferito all’autorità giudiziaria, mentre il pesce, per un valore di circa 3.000 euro, è stato sequestrato. La pesca degli esemplari giovanili pregiudica per il futuro la capacità riproduttiva delle varie specie e la loro immissione in commercio sarebbe andata a scapito dei pescatori che con mille sacrifici esercitano regolarmente l’attività.
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