Vongolari: taglie uguali per tutti
CHIOGGIA. Lunedì vi si erano recati per chiedere un appuntamento col ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina. Oggi i vongolari tornano in Prefettura per concordare le modalità di quell'incontro che il ministro ha fissato per il prossimo 27 gennaio alle 17.
L'intenzione degli operatori dei Cogevo, infatti, non è quella di tenere una riunione per pochi intimi, ma di arrivare a Roma in forze, per inscenare una manifestazione che sarà assolutamente pacifica, come quella di Venezia, ma non per questo meno carica di rivendicazioni. E tra le tante criticità che i vongolari hanno enumerato lunedì di fronte alle autorità istituzionali, molte delle quali di “competenza” europea, ce n'è una la cui soluzione potrebbe essere a portata di mano, dato che riguarda una decisione che lo Stato italiano può prendere da solo: la depenalizzazione delle sanzioni per chi viola le disposizioni sulla taglia minima. In questo modo chi raccoglie, senza volere e senza poter fare nulla per evitarlo, vongole di taglia inferiore a quella consentita (25 millimetri), pagherà la sanzione ma eviterà il processo e, soprattutto, si riapriranno i circuiti commerciali che l'applicazione della sanzione penale ha, di fatto, chiuso, incidendo pesantemente sui redditi degli operatori. Ci vuole una legge, ma non c'è alcun bisogno di interventi da parte della Ue, basta il parlamento italiano. Questo in attesa che anche la taglia minima venga rivista, dal momento che, dicono gli operatori, «la prima emissione di gameti (in pratica il passaggio allo stadio adulto, ndr) avviene tra i 13 e i 18 mm, a seconda degli studi» e inoltre, «fino a qualche decennio fa, le vongole arrivavano anche a 33 millimetri, oggi faticano ad arrivare a 25 e, se le lasciamo troppo in mare, invece di crescere, muoiono». E, paradossalmente, l'industria conserviera italiana si rifornisce di vongole provenienti dalla Turchia con taglia minima di 17 millimetri. Altro tema sul tappeto sarà la norma che vieta la pesca delle vongole con draga idraulica entro le 0,3 miglia dalla costa. Una zona in cui, nei banchi di sabbia, si concentra il 70% degli stock di questi molluschi. La ragione del divieto (europeo) è di tutela ambientale ma, fanno notare gli operatori «i banchi di sabbia vengono dragati a piacimento per i ripascimenti stagionali delle spiagge: per favorire il turismo l'ambiente passa in secondo piano, per la pesca no».
Diego Degan
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