Vongolari, si torna in mare dopo lo stop di quattro mesi
CHIOGGIA. I vongolari tornano in mare. Dopo due mesi di stop, che si sono aggiunti ad altri due mesi di fermo biologico, i pescatori del Cogevo di Chioggia e Venezia riprenderanno l’attività perché gli ultimi campionamenti hanno dimostrato che il prodotto è cresciuto e può essere commercializzato. La pesca delle “bevarasse” riprenderà dal 3 novembre, dopo una pausa forzata a settembre e ottobre decisa dall’associazione perché i molluschi non erano cresciuti secondo i ritmi programmati, probabilmente per l’anomalia climatica dell’estate scorsa.
Per non compromettere la campagna di pesca i consorzi avevano spontaneamente deciso di sospendere l’attività per tutto il tempo necessario. Una decisione sofferta che ha fatto salire i mesi di inattività non retribuita a quattro, mettendo in difficoltà più di qualche famiglia. «Ripristiniamo l’attività con molta ansia e trepidazione», commenta il presidente del Cogevo di Chioggia, Michele Boscolo Marchi, «speriamo che la natura abbia fatto il proprio corso e che si siano ripristinate le condizioni minime e indispensabili. La settimana scorsa abbiamo fatto gli ultimi rilievi e il responso, a detta degli organi competenti, è stato positivo con chiari segni di miglioramento. I nostri associati hanno appreso con un sospiro di sollievo la buona notizia. Nelle condizioni attuali effettuare anche un altro mese di fermo pesca per molti sarebbe stata la fine, non solo per gli operatori diretti ma anche per tutto l’indotto».
Attualmente operano in Veneto più di 100 imprese di pesca, con 250 operatori diretti e un numero incalcolabile di operatori nell’indotto. Una fetta importante dell’economia della città gira attorno alla pesca delle vongole di mare. Nei prossimi giorni le Capitanerie di porto di Venezia e di Chioggia provvederanno alla revoca del divieto di pesca e da lunedì le vongolare lasceranno gli ormeggi.
«Se non sorgessero ulteriori intoppi», spiega il presidente del Cogevo di Venezia, Gianni Stival, «la pesca proseguirebbe fino al prossimo periodo di fermo biologico previsto per primavera-estate 2015. Per non compromettere lo stato della risorsa abbiamo comunque deciso di limitare il quantitativo massimo pescabile per ogni unità a 400 chili al giorno e di vietare la raccolta in ampie aree del litorale veneto».
Le istituzioni locali e nazionali hanno sottolineato il senso di responsabilità della categoria che ha sposato in pieno il concetto di sostenibilità, intesa in termini ambientali, sociali e economici, prima decidendo di sospendere l’attività e ora riprendendola ma con limiti di quantitativo e di zone.
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