Volpe uccisa da un cacciatore «Basta spari nel Bosco di Mestre»

L’animale è stato colpito mortalmente vicino al maneggio di Praello. Il titolare: «Hanno sparato perché ostacolava la caccia alle lepri». L’allarme dei Rangers. Boato: un esposto in Procura
MESTRE. Volpe uccisa dai pallini di un cacciatore, arrivano i Rangers ma l’animale è già morto. È una storia che si ripete durante la stagione della caccia. Chi abita nelle aree di periferia, che oramai sono diventate sempre più “centrali” vista l’espansione (una conquista della città intera) del Bosco di Mestre, si ritrova a temere i pallini dei fucili puntati sugli animali delle aree dove l’attività venatoria è consentita. Spesso, ciò avviene a pochi metri dalle abitazioni, vicino alle case, ai campi coltivati, nelle aree ancora non aperte al pubblico del polmone verde cittadino, dove di animali ce ne sono sempre di più. Parliamo della zona tra Carpenedo e Campalto, delle aree di Prasecco, Ca’ Solaro, Dese, Terraglio. Spari all’alba, che buttano giù dal letto le famiglie la domenica mattina e mettono paura a chi passeggia nel bosco.


Ennesimo episodio, quello avvenuto al Circolo Ippico Praello di Dese attorno alle 9 di ieri mattina. Durante una lezione di equitazione, il corso è stato disturbato da una raffica di colpi di fucile. Uscito in strada il titolare del maneggio ha trovato un esemplare di volpe stramazzata al suolo. Immediata la telefonata ai Rangers D’Italia, intervenuti subito. Purtroppo per l’animale ancora caldo ormai non c’era più nulla da fare.


«Non è la prima volta», interviene il capo nucleo provinciale Davide Formentello, «che sparando vicino al maneggio i cacciatori oltre che spaventare gli ospiti, fanno imbizzarrire i cavalli con il rischio che qualche bambino si ferisca seriamente. Pochi giorni fa gli agenti sono intervenuti per altre segnalazioni sollevate dagli abitanti». «Quello che possiamo fare», continua Formentello, «è continuare i controlli vicino ai centri abitati». «I cacciatori hanno sparato alla volpe perché li infastidiva nella caccia alle lepri», spiega Markus Scaramuzza, il titolare del maneggio. «Anche se mantengono le distanze, creano molti problemi specialmente in alcuni siti sensibili come il nostro».


L’ambientalista Michele Boato presenterà un esposto alla Procura, chiedendo che le aree verdi rimangano libere dall’incubo caccia. La sensibilità degli abitanti è cambiata e la caccia è sempre più vista come un «inutile spargimento di sangue». Ancor più nel territorio cittadino, dove si sta sviluppando lo splendido Bosco di Mestre, con le aree a prato, i bacini di laminazione realizzati dal Consorzio Acque Risorgive diventati oasi naturali.


«Ho presentato numerose interrogazioni su questa materia», interviene il consigliere Pd, Nicola Pellicani, «è ora di interdire la caccia una volta per tutte in città e dire “stop alle doppiette”». «Non se ne può più», attacca Elettra Vivian, portavoce dei residenti di Ca’ Solaro, «abbiamo persino dovuto mettere dei cartelli sulle auto dei cacciatori parcheggiate in strada chiedendo di sparare lontano dalle case e dal Bosco o nelle riserve».


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