Volontario muore allestendo la Festa di Liberazione

Paolo Peroni, 62 anni, si è accasciato a terra davanti a compagni e amici. Il dolore della moglie. Il ricordo: «Era un fratello»

VENEZIA. È mancato all’improvviso sistemando dei pacchi per la «Festa di Liberazione», uno degli appuntamenti che amava di più. Ieri mattina Paolo Peroni, 62 anni, ex capotreno in pensione e attivo nel partito di Rifondazione comunista, era al lavoro in Campo San Giacomo dall’Orio per preparare le ultime cose in previsione dell’annuale appuntamento del partito.

A un certo punto, poco prima delle 11, mentre stava spostando dei pacchi non pesanti, Peroni si è accasciato a terra. I compagni pensavano fosse svenuto. Quando si sono avvicinati hanno capito che si trattava di qualcosa di più grave. Hanno chiamato subito il 118.

Nel frattempo uno di loro ha praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Per un attimo il respiro è ricominciato, ma è stato solo un istante. Non sono serviti nemmeno gli interventi degli operatori del Suem, giunti poco dopo. Inutili tutti i tentativi per salvarlo. I compagni presenti hanno assistito alla tragedia. La moglie Graziella Cuffiani è stata avvertita subito ed è uscita di corsa dall’abitazione che si trova a pochi minuti dal Campo.

La figlia Caterina era a Instanbul e ha dovuto cercare il primo volo per tornare al più presto a casa. Non c’è stato tempo di pensare di rinviare la Festa perché la moglie Graziella, pur straziata dal dolore, è riuscita a dire ai compagni presenti che la festa si doveva fare «perché Paolo ci teneva tantissimo». Tutti sotto choc per l’accaduto: «Non abbiamo perso un compagno, ma un fratello». Peroni era appena rientrato dalle vacanze in montagne e stava bene. In passato aveva avuto un malore, ma dagli esami non risultavano problemi al cuore.

«Lo conoscevano tutti come Peroni Patat – hanno raccontato i presenti – perché per la Festa pelava sempre le patate in cucina». Alessandra Bellotto, amica di famiglia: «Paolo rappresentava, da spirito libero qual era, un esempio di grande impegno civile e di generosa passione sociale». Movimenti studenteschi, occupazioni giovanili, lotte con il sindacato Cgil. Da due anni era presidente del Circolo culturale di Rifondazione nella sede di Santa Margherita.

«Lo conosco da quando ho 15 anni – ha detto il segretario regionale del partito Renato Cardazzo, uno dei tanti presenti al momento della tragedia – e ora ne ho 57. È sempre stato in prima fila. Un vero combattente». Attivissimo per la tutela di Venezia, per esempio con il Comitato No Grandi Navi: «Quello che lo caratterizzava – ha detto l’amico Ernesto Urban – era la sua ironia e il suo vero spirito battagliero che usava per esprimere il suo senso di libertà».

Andrea Bonifacio, segretario veneziano, lo ricorda con due parole chiave: «Pensiero e azione. Era un uomo che riusciva ad avere grandi idee, ma soprattutto a metterla in pratica al meglio». Tra i presenti c’erano Gianluca Schiavon, presidente del collegio nazionale di garanzia, che ha assistito alla tragedia e l’ex consigliere comunale Sebastiano Bonzio, sconvolto dalla perdita dell’amico. «Siamo senza parole – ha scritto Bonzio in un comunicato – per la perdita di una persona straordinaria. Ma ti salutiamo con un sorriso e a pugno chiuso Paolo. Le nostre idee non moriranno mai, questa festa sarà per te».

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