Volontari in aiuto dei senzatetto «Non solo cibo, parliamo con loro»

Un gruppo soprattutto di giovani della Comunità di San’Egidio ogni mercoledì si reca in stazione «La povertà in città sta crescendo, cerchiamo di trattarli come amici. Molti non sanno dove dormire»
Di Marta Artico

MESTRE. Li conoscono uno per uno, si sforzano di imparare i loro nomi, anche quelli degli stranieri e li trattano da “amici”, un po’ come si fa la sera quando si va a bere l’aperitivo in compagnia. Loro sono un gruppo di volontari della Comunità di Sant’Egidio, studenti e giovani lavoratori che il mercoledì sera attorno alle 21, si danno appuntamento alla stazione di Mestre, dove incontrano clochard e senzatetto, per passare qualche ora in loro compagnia. Ogni settimana preparano dei panini, con gli affettati e la verdura piuttosto che con il formaggio per chi, per caso, preferisce non mangiare maiale per motivi culturali. Con loro hanno dei thermos di thè caldo e di cioccolata.

Le persone che gravitano attorno alla stazione sanno che a quell’ora, il mercoledì, hanno un appuntamento e pian piano arrivano, alla spicciolata. Bevono una bibita calda, mangiano qualche cosa, ma soprattutto chiacchierano come farebbero in famiglia, parlano di cose normali, del più e del meno. Diventano delle “persone” come tutte le altre e non delle ombre che si aggirano per le sale della stazione, guardate dagli avventori che vanno e vengono dai binari, con aria circospetta per il loro aspetto trascurato.

«Incontriamo la gente che vive per strada», racconta Elena, una volontaria, «altre associazioni lo fanno, noi andiamo tutti i mercoledì. In questo periodo, con il freddo dell’ultimo mese, sono davvero tanti, anche cinquanta persone, e dispiace vedere che non tutti trovano posto nel pulmino che li porta nel dormitorio. Il fatto è che la povertà è aumentata e noi lo vediamo di settimana in settimana». Prosegue: «Noi distribuiamo panini e bibite, ma soprattutto chiacchieriamo con loro, ci raccontano i loro momenti di vita, le cose normali». Ci sono persone più avanti con l’età, giovani, tossicodipendenti, clochard, stranieri, badanti, persone rimaste senza lavoro e anche a seconda dei periodi panka-bestia stranieri.

«Qualcuno è stato lasciato a casa da qualche fabbrica, il fatto è che dopo un po’ che vivi per strada inizi a non essere più presentabile e fai fatica a trovare un posto. Quando ci vedono vogliono spiegarci cosa sanno fare, se sono saldatori piuttosto che muratori. E poi ci sono badanti, che magari in quel momento non hanno più l’anziano da curare e sono momentaneamente in giro». Racconta ancora: «A volte alla mensa hanno cenato presto, quindi verso le nove hanno voglia di mettere qualcosa sotto i denti e c’è anche chi ha la casa ma non ha soldi per mangiare. Il panino, però, è il meno, il problema per loro è dove dormire e soprattutto la mancanza di relazioni, perché la gente li evita, noi invece li chiamiamo per nome e ci ricordiamo cosa ci hanno raccontato la settimana precedente».

Il giorno dell’Epifania i volontari della comunità di Sant’Egidio hanno organizzato un pranzo grazie alla parrocchia di via Aleardi, per tutti i poveri del mercoledì.

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