Volantini di protesta alla Fenice Zappalorto: «Stop a nuovi hotel»
Sono planati a centinaia sul pubblico della Fenice, tra un tempo e l’altro del primo atto del Simon Boccanegra, che ieri ha inaugurato la stagione lirica del teatro: centinaia di volantini lanciati dal loggione - come in «Senso» di Visconti - con messaggi inequivocabili sul significato della civile protesta: «Diamo un futuro a Venezia, basta alberghi in questa città! Basta cambi di destinazione d’uso nei sestieri a vocazione residenziale; limiti dimensionali alle grandi navi in laguna; agevolazioni per chi vive e lavora nella città d’acqua; No allo scavo del Contorta, Sì alla cantieristica minore, alle attività artigianali, ai negozi di prossimità».
A firmarli, il gruppo25aprile.org, che qualche mese fa ha raccolto decine di migliaia di firme contro lo scavo del Canale contorta dell’Angelo.
Il commissario straordinario Vittorio Zappalorto legge il breve testo e commenta: «Contorta a parte, perché bisognerà rispettare la democrazia, sono d’accordo praticamente su tutto. Il blocco dei cambi di destinazione d’uso? È nel mio programma, ci stiamo già lavorando in questi giorni, riguarderà soprattutto le aree limitrofe all’area marciana già satura di alberghi e altre zone residenziali: Venezia ha già troppi turisti, non ne servono di più, mentre bisogna difendere i residenti. L’ampliamento ulteriore del turismo va contrastato a ogni livello. Lavoriamo ad un blocco per tutte le tipologie d’albergo, grande e piccolo: ne ho già parlato con la sovrintendente Codello. Alcune zone sono già sature e non si può far nulla, ma in altre è un dovere intervenire in difesa della residenzialità». E, ancora: «Anche in difesa dei negozi di vicinato storici imporremo un vincolo, non è possibile si trasformino tutti in negozi uguali “cinesi”. Ponendo vincoli per zone specifiche si può fare».
Un programma “politico” che fa gridare di gioia gli organizzatori, identificati dalla Digos - ma non denunciati - perché in un primo tempo il questore Sanna e il direttore generale del Comune Marco Agostini, in sala, temevano si trattasse di un’azione “venetista” per il “Sì al diritto di votare un referendum per ridefinite i confini comunali e riavvicinare i cittadini alle istituzioni». Poi l’allarme è rientrato, anche perché l’opera è proseguita tranquillamente.
«Direi che è stata una forma di protesta molto civile», commenta ancora il commissario Zappalorto, «certo, non posso condividere il no allo scavo del Contorta perché la decisione dovrà essere democraticamente presa, ma sono d’accordo ai limiti alla stazza delle navi. Come difficile è vincolare gli introiti della tassa di soggiorno a spese specifiche: ci sono esigenze di bilancio. Ma per il resto è perfetto, sottoscrivo».
Una protesta riuscita, dunque, anche se anticipata nei tempi per timore di “essere scoperti” a fine atto, con il lancio quando ancora il teatro era semi oscuro - tra un cambio di scena e l’altro, musica ferma, ma luci abbassate - tanto che solo una parte del pubblico si è accorta di quanto stava accadendo. Lesto il presidente del porto Paolo Costa a raccoglierne uno e che sorride: «Ce l’hanno con me? Ma no, parlano di alberghi....una protesta “viscontiana”, niente di cui preoccuparsi». «Ringraziamo il commissario Zappalorto per aver capito il senso della nostra civile protesta», commenta Marco Gasparinetti, tra gli organizzatori dell’iniziativa, «Abbiamo voluto sensibilizzare le autorità e le personalità sul rischio che una civitas dalla storia millenaria si trasformi in un guscio vuoto, proponendo soluzioni concrete e alternative alla prospettiva di trasformare Venezia in un palcoscenico di cartapesta».
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