Vogalonga, duemila barche a remi padrone della laguna
VENEZIA. Un atto d’amore per la laguna. E un inno alla civiltà dell’acqua. È cambiata molto in questi 40 anni la Vogalonga, come del resto è cambiata la città. Da coraggiosa avventura di pochi appassionati veneziani si è trasformata in una manifestazione famosa nel mondo. Sono più gli “stranieri” che i veneziani, più i kajak e le canoe dei vecchi sandoli e delle mascarete. Ma lo spirito originario è rimasto. E oggi la Vogalonga rappresenta ancora una parte autentica della venezianità. «Una protesta garbata», la definiva Lauro Bergamo, ideatore nel 1975 della maratona lagunare insieme al clan dei Rosa Salva, «contro il moto ondoso e il traffico dei motori che stanno distruggendo la laguna».
Parole degli anni Settanta oggi più che mai attuali. Le barche a motore si sono decuplicate, i motori sono sempre più potenti. Il turismo e i 27 milioni di visitatori che arrivano ogni anno a Venezia ne hanno stravolto l’antico equilibrio e trasformato la struttura profonda della città. Ma la Vogalonga resiste. Erano pochi appassionati, amici coraggiosi, coloro che sull’onda della Vasaloppet di sci nordico si erano inventati la formula della “Vogalonga”.
Prima edizione disputata l’8 maggio del 1975, trenta chilometri di voga per le isole e i canali della laguna nord. Partenza dal Bacino San Marco, arrivo a Punta della Dogana dopo aver attraversato il canale delle Navi, le Vignole e Sant’Erasmo, Mazzorbo, Burano, il canale di Murano, rientro in Canal Grande attraverso il ponte dei Tre Archi. Gara non agonistica, per tutti lo stesso premio, un diploma e una medaglia, oggi anche la maglietta disegnata da Matteo Bertelli. Foto ormai storiche, riprese in bianco e nero dei primi coraggiosi che arrivano applauditissimi dal ponte e dalle rive. Le foto di oggi sono a colori, le barche non sono più 500 ma oltre duemila, i vogatori quasi ottomila. Un record che gli organizzatori non vogliono superare, per questioni di “capienza”. Stop alle iscrizioni già qualche giorno fa.
E la 41esima edizione della Vogalonga è pronta a partire. Domenica alle 9 in punto il via con il colpo di cannone sparato da San Giorgio. Davanti, le veloci barche del canottaggio, dietro le ammiraglie della voga veneta, in testa la disdotona, la più grande gondola del mondo costruita in tre parti smontabili dal maestro squerariol Nino Giuponi. E poi sandoli, pupparini, caorline, mascarete, gondole e gondolini, peate e mussini. Ma anche i meno tradizionali dragon boat, canoe, kajak e jole del canottaggio.
Per la Vogalonga arrivano ormai da ogni parte del mondo. Ci si iscrive via mail, si prenota da un anno per l’altro, Domenica all’alba da non perdere lo spettacolo di una Venezia restituita al remo e alla sua storia. Traffico acqueo vietato dalle 8 alle 15 e durante il passaggio delle imbarcazioni in laguna. Barche dappertutto, società remiere - nate anch’esse a decine alla fine degli anni Settanta, proprio sulla spinta della Vogalonga - che armano tutte le loro barche del cantiere. Stranieri che arrivano da migliaia di chilometri di distanza. La formula è sempre la stessa da 40 anni a questa parte. Il percorso anche. Sulla tolda del comitato organizzatore, che si avvale della collaborazione delle forze dell’ordine, dei volontari e dei radioamatori, ci sono oggi Lallo e Antonio Rosa Salva, padre e figlio. Che hanno preso il testimone dai fondatori Toni e Pino Rosa Salva, Lauro Bergamo, Carlo Gottardi. Spettacolo indimenticabile, per chi vedrà dall’alto o dalle rive migliaia di barche a remi scivolare in silenzio e dirigersi con a bordo gli equipaggi più vari: atleti, dilettanti, sportivi, famiglie intere, anziani.
L’edizione 2015 della Vogalonga sarà ripresa dal celebre fotografo francese Philip Plisson, quello dei fari nel Mare del Nord e delle foto d’acqua e di mari agitati. Domenica, almeno per un giorno, la laguna non sarà così. Tornerà ad essere dominata dalle sue barche a remi. Barche tipiche e meno tipiche. Veneziani e foresti uniti nella difesa della laguna e delle sue tradizioni.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia