«Vivremo con 150 euro al mese»

Le storie. Massimo e la moglie Consuelo pensano ai figli: niente più scuola

Un mese di cassa integrazione e anche la busta paga ne risente. Ieri tra le voci che giravano fuori dai cancelli di Ilnor, si parlava di un accredito mensile di 100-150 euro che, ovviamente, non permetterebbe di permettersi chissà quali lussi. Che non si voglia perdere il posto di lavoro, lo conferma l’arrivo di operai con moglie e figli: un messaggio non da poco.

«Abbiamo quattro figli» raccontano Massimo Sarnataro, dal 1999 in Ilnor, e la moglie Consuelo Golino, disoccupata «ma è innegabile che se le cifre sentite siano confermate, non portiamo più i nostri quattro bambini (dai 5 ai 10 anni ndr) a scuola: come facciamo a pagare le rette? Tra bollette, mutuo e spese ordinarie, stiamo facendo molta fatica».

I due abitano a Preganziol e la signora Golino, 40enne, ha scelto di stare a fianco del marito 44enne e con davanti ancora tanti anni di lavoro. «Eppure si lavora e tanto qui dentro», sottolinea l’uomo, «non riusciamo davvero a capire come si possa chiudere. La produzione era tanta e il mercato tirava. Se potessi fare un appello, direi alla Eredi Gnutti Metalli di vendere se non sono in grado di condurre quest’azienda».

E la moglie lo sorregge. «Sono qui per dimostrare tutta la solidarietà e vicinanza», spiega, «ma è indubbio che ci sia tanta preoccupazione. Faccio qualche lavoro saltuario, mi arrangio con quanto trovo ma è davvero dura».

I lavoratori si sono organizzati davanti alla fabbrica con un banchetto sotto a un gazebo; si sono portati dei viveri, tra panini, insaccati, formaggi, patatine e bibite, e c’è chi è rimasto lì davanti anche per più di 12 ore, dal cuore della notte precedente, senza andare a casa e facendo arrivare i parenti più stretti. I bimbi più piccoli forse non si rendono conto di quanto sta accadendo, i più grandi capiscono benissimo che la situazione è delicata: basta guardarli negli occhi.

Attorno a loro ci sono decine di forze dell’ordine, persino mezzi blindati, cosa mai vista da queste parti. Va detto, però, che in queste settimane non c’è stato alcun problema di ordine pubblico, anche se la vertenza si sta facendo sempre più delicata, giorno dopo giorno. C’è qualche operaio che ha parcheggiato la macchina davanti ai cancelli, segno evidente che nessuno, eccetto loro, può entrare in stabilimento: la fabbrica deve ripartire.

«Stiamo facendo un’azione giusta» osserva il segretario di Fiom Cgil Venezia, Antonio Silvestri, «attenendoci all’articolo della Costituzione che recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Ci stiamo mettendo la faccia e dalla Ilnor non deve uscire il materiale».

Preoccupato pure il sindaco Giovanni Battista Mestriner; oggi sarà in Prefettura a Venezia per la riunione ma non si aspettava di trovarsi davanti a una vicenda simile. «Spero che non si degeneri» osserva «e ci sia ragionevolezza da parti di tutti, lavoratori e azienda compresi». (a.rag.)

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