Vittorio e il sogno di Marte: «Nello Utah faccio le prove»
VENEZIA. Il sogno di fare l’astronauta Vittorio Netti lo coltiva fin da piccolo. Con quel suo vestito da Carnevale, cucito dalla nonna, che amava alla follia. Tanto da indossarlo anche d’estate.
A casa, però, si parla un’altra lingua: l’architettura, con mamma e papà entrambi docenti universitari. Ed è questa la strada che prende nei suoi studi, senza mai dimenticare quel suo piccolo grande sogno da bambino.
E infatti a maggio una tuta spaziale la indosserà veramente: farà parte di una missione spaziale su Marte. È una simulazione (si svolgerà nello Utah), per testare le condizioni di vita sul pianeta rosso e per mappare la superficie con l’uso di droni.
E parla anche veneziano: lui è laureato allo Iuav, e l’azienda che realizza il mezzo volante è di Mogliano Veneto. Vittorio, nato a Bari nell’89, si sposta a Venezia dopo il diploma di liceo classico. Si laurea allo Iuav, nel 2014, in “cultura del progetto”. Decide poi di specializzarsi nel campo della “space architecture”, l’architettura degli ambienti spaziali e delle basi lunari.
Approda così alla facoltà di ingegneria aerospaziale di Padova. Comincia a partecipare alle prime sperimentazioni, e nel 2017 (con un programma di ricerca promosso dall’agenzia spaziale europea) testa un’antenna per le comunicazioni sub-spazio (Drex). Membro dello Space archtectural Committee, da qui il trampolino verso gli Stati Uniti: l’università di Houston, Texas, lo seleziona come ricercatore nel campo dello “space ingeneering”. È un settore in piena espansione, spiega Vittorio, grazie al nuovo avvento della corsa allo spazio. A differenza degli anni d’oro delle agenzie nazionali, i pionieri sono ormai le aziende private. Un esempio, su tutti: la Virgin Galatcic del magnate Richard Brenson.
Alla stregua di compagnie di viaggi spaziali, portano con sé lo sviluppo di tutti i comfort possibili per rendere l’esperienza il più piacevole possibile. Così ecco che le prime simulazioni avvengono sulla terra. La prossima, dal 5 al 19 maggio nel deserto dello Utah, è chiamata Latam III.
Promossa dalla Mars Society nella Mars Desert Research Station, ha due scopi: gestire un habitat confinato e meccaniche di collaborazione tra i sette membri della missione; mappare l’ipotetica superficie marziana. «Seguiremo cicli di ricerca secondo le giornate marziane», spiega Netti, «chiamate sol e non giorni, della durata di poco più di 24 ore».
E qui entra in gioco la Neutech-Air Vision, azienda con base a Mogliano. Il suo compito è realizzare un drone, leggero e dalla grande autonomia di volo, per mappare la superficie. «Seppur bassa, su Marte c’è una percentuale di gravità che permette ad alcuni mezzi di volare», spiega Andrea Beggio di Neutech, «lo scopo è di affiancare le missioni terrestri su Marte. Il problema, ad oggi, è che rover terrestri compiono un’analisi del suolo lentissima se si considera che arrivano al massimo a 15 km all’ora. I satelliti hanno una risoluzione troppo bassa. Il drone coniugherebbe risoluzione a velocità».
A parte il diametro delle eliche, quello che volerà nello Utah potrebbe essere simile a quello che volerà su Marte. È un drone ad assetto variabile, che decolla come un elicottero e naviga come un aereo, alimentato da pannelli solari sottili come pellicole. Sulla carta, è tutto pronto. Da qui a volare su Marte, però, ne passa. «Ci andremo, ne sono certo», spiega Vittorio Netti, «le tempistiche, però, sono difficili da prevedere». È una questione economica, ma anche fisiologica: non sappiamo quanto l’uomo potrebbe vivere su un altro pianeta. «Se mi piacerebbe partecipare? Certo», conclude Vittorio, «è il mio piccolo grande sogno nel cassetto». La tuta della nonna non è ancora da buttare. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia