«Vittoria parziale, ora le cure per tutti»
«È andato tutto bene, l’infusione è stata eseguita e la bambina ora riposa. Passeremo qui la notte e domani si torna a casa». Giampaolo Carrer, il papà della piccola Celeste, la bambina di Tessera in cura con il metodo Stamina, è contento.
A Brescia, gli Spedali Civili, ieri pomeriggio dopo una lunga attesa causata dalla mancata disponibilità di una sala libera, è stata praticata l’infusione di cellule staminali, la cura per Celeste imposta con quattro ordinanze dal Tribunale di Venezia. «Si tratta di una vittoria, purtroppo parziale», commenta dall’ospedale bresciano Giampaolo Carrer, «perché la vittoria sarà totale solo quando anche gli altri bambini e pazienti che vogliono tentare questa strada per curarsi, potranno farlo facendo rispettare la legge e in modo tale da non costringere le famiglie che stanno già vivendo una grande difficoltà ad accollarsi anche alti costi di spese processuali».
Carrer continua a spiegare: «È sotto gli occhi di tutti l’effetto benefico delle infusioni su questi bambini. L’assenza di peggioramento per la scienza è un segnale positivo», spiega al telefono. Alla somministrazione della cura ha provveduto il dottor Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation alla presenza del dottor Giuliano Mastroeni, ausiliario del tribunale di Venezia.
Quella di ieri è stata una giornata lunga per la famiglia Carrer. L’infusione di cellule staminali mesenchiali con il metodo Stamina sulla bambina affetta da Sma di tipo 1 , inizialmente prevista per le 10, è stata poi rinviata al primo pomeriggio ed eseguita materialmente verso le 16.30. Il ritardo di qualche ora è dovuto alla mancata disponibilità della sala operatoria della struttura ospedaliera bresciana, al mattino occupata.
Andolina in persona ha eseguito l’intervento sulla bambina, che segue fin dal 2010. Per la famiglia Carrer resta il rammarico di aver ottenuto la cura agli Spedali Civili di Brescia solo dopo l’azione dei giudici di Venezia. «L’ospedale, contro ogni regola, si era rifiutato e la cura è stata fornita attraverso il sostituto del giudice. Qui in ospedale abbiamo incontrato tanti infermieri, ma nessun medico. Grazie al dottor Andolina, che ci segue dal 2010, e che aveva dato da tempo la sua disponibilità, è stata praticata l’infusione». Purtroppo, continua a spiegare Carrer, «siamo alla follia in Italia: un ospedale che si rifiuta di fornire una terapia che ha già fornito altre otto volte in passato e che con noi ha combattuto al Tar. Io rispetto tutte le posizioni, ma i miglioramenti sono certificati e sono già state praticate 400 infusioni senza effetti collaterali. Ora attendiamo la prossima disposizione del giudice per il proseguo delle cure».
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