Visite private in ospedale medico patteggia otto mesi

Otto mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Così, ieri, si è conclusa l’udienza nei confronti di Rocco Musitano, ginecologo in servizio all’ospedale di San Donà. Nei suoi confronti inizialmente erano pesanti le accuse, tanto che il pubblico ministero Federico Bressan, lo scorso anno, aveva chiesto nei suoi confronti l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per concussione e peculato, ma il giudice aveva respinto la richiesta visto che nel frattempo il medico aveva dato le dimissioni dall’Asl del Veneto Orientale, in questo modo non avrebbe più potuto reiterare le condotte messe in luce dall’inchiesta e non avrebbe neppure potuto inquinare le prove, ormai già raccolte. Ieri, il suo difensore ha trovato l’accordo con il rappresentante della Procura e alla fine il giudice dell’udienza preliminare Barbara Lancieri ha sancito il patteggiamento con la sua sentenza. Musitano è stato riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio e truffa aggravata ed è stato assolto dall’accusa di peculato, mentre il reato di concussione era caduto durante le indagini preliminari.
A segnalare la vicenda all’autorità giudiziaria una paziente del medico. Stando alle accuse, provate dalle indagini dei carabinieri di San Donà, Musitano visitava le pazienti che a lui si rivolgevano nelle strutture ospedaliere e alcune di loro hanno testimoniato di aver pagato dalle 50 alle 100 euro a visita. I medici ospedalieri possono svolgere attività privata all’interno del nosocomio in cui lavorano ma devono segnalarlo alla direzione sanitaria ed, inoltre, una parte di ciò che incassano va all’Asl. Il ginecologo sandonatese, invece, non aveva segnalato la sua attività privata e non versava un euro. Ieri, in udienza, si erano costituiti parte civili quattro pazienti e naturalmente l’Asl del Veneto Orientale, ma la scelta dell’imputato di patteggiare la pena ha escluso le parti civili, come del resto prevede il codice. Naturalmente potranno rifarsi con una causa civile, se lo vorranno, anche perché sarà più facile da vincere dopo la sentenza di ieri. Inizialmente il reato di concussione era scattato perché una delle pazienti aveva raccontato che il medico le avrebbe in qualche modo fatto pressione affinchè, contrariamente alle regole dell'ospedale, l’avrebbe indotta a proseguire presso di lui le cure privatamente, cioè pagando, ma sempre all’interno della struttura ospedaliera. Ipotesi d’accusa poi caduta.
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