Virus misterioso uccide un quarantenne

Mogliano. Marco Casarin, autotrasportatore per una ditta di Tessera, è morto dopo due giorni di febbre altissima
Di Matteo Marcon

MOGLIANO. Un mal di gola apparentemente banale che si trasforma in tragedia: febbre altissima, labbra viola, poi la morte improvvisa a poche ore dal ricovero al pronto soccorso. Se ne è andato così, nella notte tra giovedì e venerdì scorso, a soli 43 anni, Marco Casarin, autotrasportatore moglianese che lavorava in una piccola azienda di Tessera. Lascia la moglie Claudia e due figlie, di otto e tre anni. La prematura scomparsa del giovane papà rimane ancora un mistero, un enorme punto di domanda. I familiari hanno chiesto di effettuare l'autopsia sul corpo: «Solo per sapere cosa mi ha portato via mio marito», racconta la moglie «e per avere la certezza che non si fosse davvero niente da fare». Ieri erano in tanti nell'abitazione in via delle Azalee, nel quartiere est di Mogliano, per stringersi attorno ai familiari di Marco Casarin. Il giovane papà viveva con la moglie e le figlie nella stessa villetta assieme ai genitori, la mamma Sandra e il papà Eliseo. Una tragica fatalità ha sconvolto la loro vita. Stando ai primi riscontri offerti dal personale medico dell'ospedale di Treviso ad uccidere Marco Casarin sarebbe stato un batterio. «Streptococco, staffilococco, meningoccocco: sono state fatte molte ipotesi», spiega la moglie, «un batterio gli è entrato nel sangue e poi ha fatto solo danni, arrivando a bloccare tutti gli organi vitali. All'inizio ci è stato detto che aveva un'influenza, ma non era così». La tragica fine del giovane papà moglianese ha inizio martedì sera: «È stato accompagnato a casa dai suoi colleghi e la sera stessa abbiamo chiamato il medico di base, spiegando al telefono i sintomi che, a parte la febbre altissima, quasi a 41 gradi, erano quelli di una semplice influenza. Poi è andato di persona mercoledì a farsi visitare e gli è stata sempre diagnosticata un'influenza». Giovedì mattina, però, le sue condizioni continuano a peggiorare: «Sono andata a lavoro, i miei suoceri si sono accorti che Marco aveva le labbra viola e hanno deciso di portarlo d'urgenza al pronto soccorso». Alle 9.30 parte l'ultima disperata corsa contro il tempo: i medici del nosocomio trevigiano intuiscono subito la gravità della situazione: «Lo hanno portato immediatamente in rianimazione», racconta la moglie «e hanno cercato di fare il possibile, ci hanno detto che se fosse passata la notte ci sarebbe stata qualche speranza». Invece quella notte, Marco, non è riuscito a superarla, la malattia ha avuto la meglio. Di lui oggi rimane solo il ricordo: «Era una persona con mille passioni: suonava la chitarra, amava la fotografia e gli acquari, gli piaceva tantissimo stare con le bambine», racconta tra i singhiozzi la moglie Claudia. Recriminare oggi non ha più senso, conoscere il perché della sua prematura morte, quello sì: «Mio marito era una persona sana, spero di avere una risposta certa su cosa me l'ha portato via». I funerali che si terranno nella chiesa di San Carlo.

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