Virus del Nilo, nuovi contagi nel Veneto orientale e a Oderzo

Un caso a San Donà e altri due nel Portogruarese, si allarga il virus della West Nile che arriva a sei contagi nella provincia di Venezia. A questi si aggiungono due altri episodi segnalati invece a Oderzo, quindi solo a pochi chilometri di distanza. La donna sandonatese ha 70 ann e risiede in una frazione della città. Un contagio emerso solo ieri ufficialmente dopo che la donna era stata sottoposta a tutte le cure specifiche. Ha manifestato i sintomi pochi giorni fa, ricoverata in terapia intensiva all'ospedale di San Donà, vista l'età avanzata e i primi sintomi preoccupanti assieme ad altre patologie di cui soffre, e poi in medicina. Ora è fuori pericolo, come tutti gli altri pazienti. «Proprio nelle ultime ore», aggiorna il professor Palù, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e del Laboratorio di Riferimento Regionale, «abbiamo riscontrato i due nuovi casi di febbre da WNV in un paziente di Oderzo e in uno di Concordia Sagittaria, e altri dieci casi sono in corso di studio per conferma».
Il Dipartimento di Prevenzione dell'Ulss 10 ha garantito la massima attenzione per combattere la diffusione della febbre del Nilo. Il direttore generale, Paolo Stocco, ha voluto sensibilizzare i 20 sindaci del Veneto orientale, inviando due lettere, per conoscenza anche alla Direzione regionale per la Prevenzione, perché i sindaci adottassero già da agosto efficaci misure di disinfestazione per combattere il vettore del virus. Il presidente della Conferenza dei sindaci del Veneto Orientale, il sindaco di Torre di Mosto, Camillo Paludetto, appare rassicurante: «I sindaci sono stati informati, hanno iniziato le campagne di prevenzione. Ritengo che l'emergenza sia stata affrontata come si deve. Non crediamo vi siano particolari allarmi». Subito una campagna d’informazione, in accordo col presidente della Conferenza dei Sindaci- Sanità, Andrea Tamai, poi un incontro informativo sul tema West Nile all’ospedale di San Donà. Questi i passaggi affrontati con l'Ulss.
Il serbatoio del virus è costituito dagli uccelli, il vettore sono le zanzare. L’uomo e il cavallo sono infettati dalla puntura dell’insetto. La maggior parte delle persone infettate, circa l’80%, non presenta sintomi, il 20% sviluppa un quadro febbrile con mal di testa, dolori muscolari, a volte eruzioni cutanee. L’1% dei malati può avere complicanze neurologiche, in particolare quando si tratta di persone anziane, bambini o soggetti in precarie condizioni di salute. «Considerata l’estesa diffusione del virus nel territorio, la cui presenza negli ultimi anni è stata riscontrata in vari comuni», dice il dottor Luigi Nicolardi, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ULss10, «il grado d’infestazione di zanzare del genere Culex e l’alta esposizione della popolazione alla puntura d’insetto, è doveroso mantenere elevata l’attenzione sul fenomeno, proseguendo la lotta al vettore con il contributo dei cittadini in modo da disinfestare sia le aree pubbliche che i luoghi di proprietà, in ogni Comune». Bisogna intervenire nei luoghi in cui c'è moltiplicazione della zanzara, come i siti di raccolta d’acqua stagnante, con interventi larvicidi e adulticidi periodici su vasta scala, in aree pubbliche e private. Il Dipartimento di Prevenzione ha predisposto una bozza di ordinanza sindacale per i Comuni. Il dipartimento ha chiesto ai sindaci di provvedere a interventi adulticidi mirati, in aree circostanti a manifestazioni, come feste paesane e parchi scolastici, perché caratterizzate dall’elevata aggregazione di persone.
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