Violenza su una bimba di 10 anni

Il ventenne ha più volte abusato della piccola. Condannato a 7 anni e 70 mila euro di risarcimento
La manifestazione contro gli abusi sessuali da parte dei preti pedofili organizzata dall'associazione americana Survivors Voice, oggi 29 ottobre 2011 davanti al Vaticano, a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
La manifestazione contro gli abusi sessuali da parte dei preti pedofili organizzata dall'associazione americana Survivors Voice, oggi 29 ottobre 2011 davanti al Vaticano, a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
CESSALTO. Un giovane di Cessalto è stato condannato a 7 anni di reclusione per aver violentato in più occasioni, quando aveva 20 anni, una ragazzina di appena 10 residente nel Veneto orientale. Approfittava del buon rapporto tra le rispettive famiglie e del fatto che la ragazzina qualche volta, assieme ai suoi fratelli, venisse ospitata in casa sua, per appartarsi con lei e costringerla ad avere rapporti sessuali completi. Ieri mattina, in Tribunale a Treviso, il collegio (Michele Vitale presidente, a latere Umberto Donà e Marco Biagetti) ha accolto le richieste della pubblica accusa condannando l’imputato a 7 anni e al risarcimento di 50.000 euro alla ragazzina e di 20.000 euro ai genitori (la parte civile era rappresentata in aula dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa).


I fatti, avvenuti in contesti familiari problematici, risalgono al periodo tra l’estate 2011 e la primavera del 2013 quando le due famiglie, dopo anni di amicizia, iniziano ad ospitare i rispettivi figli a casa in determinati periodi a seconda degli impegni e delle esigenze dei genitori. È la famiglia di Cessalto, quella dell’imputato, ad ospitare maggiormente la ragazzina e i suoi fratelli. Ed è in quei periodi di permanenza nella casa di Cessalto che sarebbero avvenuto le violenze.


Ma come si è arrivati al processo? Ad innescare il procedimento penale è stata la segnalazione della comunità a cui era stata affidata temporaneamente la ragazzina, nel 2014, dopo che era stata fatta decadere la patria potestà dei genitori. La ragazzina prima di una visita medica aveva tranquillamente affermato di aver perso la verginità già da qualche anno. Un’affermazione che costrinse i responsabili ad approfondire la questione, riscontrando effettivamente che ciò che diceva corrispondeva al vero.


Da qui la segnalazione alla Procura della Repubblica e l’avvio delle indagini. I fatti salienti della vicenda giudiziaria li ha esposti in requisitoria, ieri, il pubblico ministero Francesca Torri. Il primo rapporto completo avvenne quando la ragazzina aveva ancora 10 anni. Fu l’atteggiamento minaccioso dell’imputato a incutere nella ragazzina il timore di parlare e di rivelare quello che succedeva nella casa di Cessalto. Le violenze sono state poi confermate dalla ragazzina durante l’incidente probatorio in cui, non senza difficoltà, ha raccontato i vari episodi di cui fu involontaria protagonista. Un racconto che dagli psicologi è stato giudicato attendibile.


Al termine della requisitoria il pm Torri ha chiesto la condanna dell’imputato, che non ha mai partecipato ad alcuna udienza del processo, a 9 anni di reclusione.


L’avvocato dell’imputato, Paolo Gava, ha chiesto l’assoluzione del suo cliente per non aver commesso il fatto sostenendo che le violenze potrebbero essere maturate in altri ambiti e sottolineando come l’ambiente familiare in cui era cresciuta la ragazzina era piuttosto difficile: la madre aveva avuto problemi di tossicodipendenza e qualche volta picchiava la figlia. Dopo oltre un’ora di camera di consiglio la sentenza di condanna a 7 anni ed il risarcimento di 70.000 euro complessivi.


Marco Filippi


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