Violenza sessuale, chiesti 9 mesi
SPINEA. Per il pubblico ministero di Venezia Massimo Michelozzi quei toccamenti, seppur fugaci, ci sono stati e così ha chiesto la condanna dell’anziano ex dirigente della squadra femminile di pallavolo di Spinea a nove mesi di reclusione per violenza sessuale (naturalmente la pena sarebbe sospesa grazie alla condizionale). Il suo difensore, l’avvocato Matteo Garbisi, invece, si è battuto per l’assoluzione dopo aver scelto il rito abbreviato in modo da ottenere lo sconto di un terzo sulla pena finale in caso di dichiarazione di responsabilità ed evitando il dibattimento.
I fatti sarebbero accaduti all’interno della palestra del paese e a denunciarli sarebbe stata una ragazzina di 15 anni, componente della squadra di pallavolo, che prima avrebbe riferito ai genitori ciò che le era accaduto, quindi avrebbe raccontato la vicenda ai carabinieri che l’hanno segnalata alla Procura della Repubblica. La richiesta del pubblico ministero di una pena contenuta al giudice dell’udienza preliminare, che ha rinviato l’udienza per la sentenza al 14 luglio prossimo, si spiega con il fatto che all’indagato è stato contestata l’ipotesi più lieve del reato di violenza sessuale, quella che un tempo era contemplata dall’articolo del codice che parlava di atti libidine. Stando alle accuse, insomma, l’avrebbe palpeggiata mentre erano in palestra, approfittando di un attimo di distrazione degli altri, che pur erano presenti. L’avvocato Garbisi, per la difesa, ha sostenuto che quei toccamenti sono impensabili così come sono stati raccontati dalla parte offesa, che si è anche costituita parte civile. Nei locali c’erano almeno altre due persone adulte, che per loro ammissione non si sono accorte di nulla. Non solo, la ragazzina che avrebbe subito le molestie, quella stessa sera, avrebbe poi accettato un passaggio in automobile dall’ex dirigente della squadra, che si era offerto di accompagnarla a casa, come era abitudine anche con altre appartenenti alla squadra. Per il legale veneziano un comportamento incomprensibile per un soggetto che avrebbe potuto respingere quell’offerta se davvero pochi minuti prima era stata molestata. Oltre al rappresentante dell’accusa e a quello della difesa ha preso la parola anche l’avvocato di parte civile, che ha chiesto la condanna e un risarcimento.
(g.c.)
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