Violenza alle ragazze e pizzo In manette gli schiavisti del sesso

Sei indagati e tre arresti: presi il capo albanese e due complici. Altri due sono ancora ricercati Una ventina di lucciole ungheresi costrette a lavorare sul Terraglio, in via Orlanda e a San Giuliano
Di Francesco Furlan

Reclutavano le ragazze appena maggiorenni, in Ungheria, e le facevano prostituire a San Giuliano, in via Orlanda e lungo il Terraglio, fino a Mogliano, picchiandole quando non obbedivano e non rispettavano i ritmi di lavoro. Consideravano le strade di loro proprietà e per questo ai gruppi criminali che pretendevano di piazzare altre ragazze nella stessa zona, chiedevano un pizzo di 50 euro a prostituta - una sorta di tassa di stazionamento - ordinando il luogo in cui si sarebbero dovute mettere, per non affollare troppo il mercato: il marketing criminale di un gruppo che voleva fare i soldi, e farne tanti, sfruttando le ragazze. La Squadra mobile della questura di Venezia, guidata da Marco Odorisio, ha smantellato un gruppo di criminali composto di sei persone dando esecuzione ad altrettante misure cautelari per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione emesse dal giudice per le indagini preliminari (Gip) Marta Paccagnella su richiesta del pubblico ministero Lucia D’Alessandro. In carcere sono finiti: di Marenglen Thomo, albanese di 35 anni, ritenuto il capo del gruppo, arrestato nel suo appartamento di via Marconi 24/2 a Quarto d’Altino; Besnik Baba, 30 anni, il suo collaboratore più fidato, già residente a Roncade in via Principe 107, ma con la disponibilità di un alloggio in via Gobbi, a Mestre; Tibor Heves, che proprio oggi compirà 36 anni, ungherese, arrestato e portato in carcere in Ungheria, colui che, con il fratello, tutt’ora ricercato, si occupava di portare le ragazze in Italia. Due provvedimenti di divieto di dimora a Venezia e Treviso sono stati emessi invece nei confronti di Zsuzsanna Biro detta “Zsusza”, 25 anni, ungherese, l’esattrice del pizzo e compagna di Baba, e un altro cittadino rumeno, al momento irreperibile, che aveva un ruolo più defilato rispetto agli altri componenti del gruppo. L’indagine della Mobile, condotta alla vecchia maniera, con pedinamenti e appostamenti, è partita nel gennaio del 2012, quando in via Orlanda, in due distinti episodi, due sfruttatori rumeni e due ragazze erano stati massacrati a bastonate dai Thomo e Baba perché colpevoli di essere al lavoro senza aver chiesto il permesso, e senza aver pagato il pizzo. Il pestaggio, agli occhi del gruppo, era stato necessario per rendere chiaro chi fosse a comandare in via Orlanda. Le indagini innescate dai due pestaggi hanno permesso alla Mobile di ricostruire il traffico e il giro d’affari del gruppo, che poteva contare su una ventina di ragazze, tutte ungheresi, arrivate in Italia con la consapevolezza di dovere fare il “mestiere” ma convinte di poter partecipare alla spartizione degli utili, salvo poi scoprire che Thomo e gli altri, pur assicurando alle ragazze un posto dove dormire e da mangiare tenevano tutti i proventi per loro. Soldi che poi, tramite servizi di money-transfer venivano trasferiti in Albania, al ritmo di 16 mila euro a mese. Le ragazze si vendevano con tariffe variabili tra i 30 e i 50 euro, a seconda della prestazione, e si potevano intrattenere con i clienti al massimo per 10 minuti, altrimenti erano botte. Era Thomo a occuparsi dei trasferimenti delle ragazze dalle case - appartamenti e bed&breakfast tra Mestre, Roncade e Treviso - alle piazzole di sosta, soprattutto nei pressi dei distributori di benzina, dove lavoravano e di nasconderle quando passava la polizia.

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