Violenza a due sorelle «Condannate padre e zio»
Due sorelle, accusano il padre di averle violentate, più volte, per anni, quando erano ancora minorenne: agli investigatori, la più grande ha raccontato di aver dovuto subire rapporti completi; la più piccola di essere stata vittima di ripetute morbosità. La prima aveva taciuto, mentre era stata la sorella minore a confidarsi con una professoressa a scuola e a dare così corpo alle prime indagini, spingendo poi la sorella a raccontare la sua storia di abusi. Entrambe, inoltre, hanno puntato l’indice anche contro lo zio, raccontando che allungava abitualmente le mani, palpeggiandole. Una vita d’inferno.
Una storia di degrado sociale tra le mura di una “famiglia” che risiede nel Sandonatese, ieri raccontata dall’incrociar di fioretto tra pubblica accusa, parte civile e difesa, nel processo con rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari Alberto Scaramuzza. Il padre si difende sostenendo che si tratta di una forma ribellione delle figlie nei suoi confronti, perché è un tipo autoritario, che in nome della religione e del suo ruolo di “capo famiglia” voleva scegliere loro anche il marito. Lo zio - da parte sua - nega su tutta la linea.
La pubblico ministero Lucia D’Alessandro - raccogliendo i puntuali, crudi racconti delle due sorelle - ha chiesto al giudice di condannare a 6 anni di reclusione il padre e a un anno e 8 mesi lo zio: pene comunque già “scontate” di un terzo, come previsto dal rito, come compenso all’imputato in cambio di un rapido processo davanti al gup. La pm ha con veemenza accusato entrambi gli uomini di violenza sessuale: in particolare, il padre ha per la Procura abusato più volte della figlia maggiore, quando aveva 16-17 anni. Una richiesta di condanna alla quale si è allineata anche la parte civile, l’avvocato Picicco. Per la difesa - l’avvocato Speranzani - al contrario, i due uomini sono del tutto innocenti, vittime della “vendetta” delle due ragazze, in reazione al clima di chiusura nelle quale il padre voleva costringere a vivere, convinto di poter disporre del loro futuro, fino a scegliere per loro un marito. La più piccola - aggiunge - dopo essere scappata, rimasta incinta ha cercato di tornare a casa dai genitori.
Una storia di violenza come troppe ne vengono dibattute ogni giorno in Tribunale, dove il susseguirsi di processi per abusi sessuali è tristemente quotidiano.
Il giudice Scaramuzza ha rinviato l’udienza al 19 gennaio, per leggere la propria sentenza.
Roberta De Rossi
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