Violentata dal branco chiesti sette anni di carcere
SAN STINO. Sette anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. Questa la richiesta del pubblico ministero Massimo Michelozzi nei confronti dei tre giovani di San Stino - Elia Zorzetto, Andrea e Federico Gobbo, tutti e tre poco più che ventenni - finiti sotto processo con l’accusa di aver violentato una loro coetanea dopo una serata trascorsa a Jesolo.
Nel corso dell’udienza di ieri davanti al Tribunale presieduto dal giudice Irene Casol, il difensore dei tre ragazzi, l’avvocato Renzo Fogliata, ha parlato per oltre tre ore e concluderà la sua arringa il 5 maggio, data della prossima udienza, chiedendo l’assoluzione dei suoi assistiti.
Nel corso delle scorse udienze i tre si erano difesi sostenendo che non solo la loro amica, che ora ha 22 anni e che all’epoca dei fatti ne aveva 19, sarebbe stata consenziente ad avere rapporti sessuali con loro tre, ma addirittura sarebbe stata lei a cominciare a stuzzicarli, insomma a proporsi, quando erano nell’auto di ritorno da una serata a Jesolo.
I fatti sarebbero accaduti la sera del 30 maggio 2010: i tre ragazzi e la loro amica stavano tornando a bordo della stessa automobile a San Stino da Jesolo, dove avevano partecipato a un motoraduno.
Prima di partire, però, avevano alzato il gomito ed erano piuttosto allegri. Approfittando del fatto che anche la ragazza non era del tutto lucida, stando alle accuse, le avrebbero usato violenza a turno. Per giorni la ragazza era rimasta sotto choc, senza trovare il coraggio di denunciare l’accaduto. Poi si era confidata con alcune amiche e solo allora, e grazie all’intervento di queste ultime, si era convinta a presentarsi ai carabinieri ai quali ha poi riferito tutto, anche l’identità dei tre che l’avrebbero violentata.
Per il pubblico ministero, oltre al racconto della ragazza, a «incastrare» i tre imputati sarebbe stata anche la consulenza disposta sui loro telefonini, che i militari dell’Arma di Portogruaro avevano sequestrato durante la perquisizione, scattate dopo la denuncia, nelle loro abitazioni. I tre amici, infatti, dopo quello che era accaduto si sarebbero scambiati numerosi messaggi, di fatto confermando l’aggressione sessuale di quella sera.
In aula, nel corso delle scorse udienze, il rappresentante della Procura aveva portato anche le amiche della ragazza con le quali si era confidata quando ancora non aveva alcuna intenzione di denunciare i fatti ai carabinieri. Naturalmente era stata sentita anche la parte offesa, assistita dall’avvocato Carmela Parziale che parlerà nel corso della prossima udienza. (m.pi.)
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