Vinile, primo amore. La musica in 33 giri
MARGHERA. C’è qualcosa di arcaico e magico nel gesto di appoggiare una puntina sul vinile, ascoltare in silenzio il suo fruscio e poi la musica. Ai tempi del digitale, dei cataloghi sterminati via streaming, attraverso le “casse” di un telefonino, gli appassionati stanno progressivamente invertendo la tendenza dominante: tornano a sfogliare, aprire, collezionare il mondo in 33 giri, anche 45 va bene. C’è chi la chiama “Vinylmania”. Provare per credere, in questi giorni, a Venyl, fiera del disco al Centro Sociale Rivolta di Marghera. Per l’edizione numero sei l’evento raddoppia: due giorni e due sale, il grande hangar dell’ex Paolini e Villani e l’open space, più bar, pizzeria e dehors esterno. Sono una cinquantina gli espositori (Hocus Pocus, arriva da Roma), decine di migliaia i vinili in esposizione.
Stima approssimativa? «Di sicuro più di centomila» assicurano gli organizzatori Marco Mazzolin e Jonatha Balliera. Ieri l’apertura, cancelli aperti dalle 15, fino a tardi.
Oggi il bis (dalle 10 alle 20), con l’ospite Marco Furio Forieri (ex Pitura Freska) con una ricca selezione di vinili afrobeat (18-19.30). Quest’anno a Marghera, per la prima volta in una fiera del disco italiana, c’è anche il logo del colosso americano “Discogs”: sedi a Portland e Amsterdam, la bibbia online per gli appassionati di discografia. Il ritorno al vinile è un fenomeno globale, lo dicono i numeri: il disco “in carne ed ossa” secondo uno studio della Fimi ormai ha raggiunto il 10% del mercato nazionale, vale 13,4 milioni di euro (nel 2012 era fermo a 1,9 milioni). I dati Ipsos svelano inoltre che il 23% dei consumatori di musica ha acquistato vinili nel 2017. La crescita del mercato è a due cifre.
Ma attenzione: alle fiere è un’altra cosa. «Qui si fa collezionismo» spiega Andrea Galanti, arriva da Genova, è forte sugli anni ‘90, ha portato con 4000 pezzi e sfoggia orgoglioso una stampa di Above dei Mad Season datata 1995, «si cercano le prime stampe, quelle originali, che hanno quasi sempre un suono migliore». E valgono di più. La ricerca è attenta, tutto è catalogato, le rarità sono messe in bella vista. Vale ad esempio 800 euro il disco di Devil Doll, si intitola Dies Irae: è un album di gothic rock sperimentale cantato da Mr Doctor, al secolo Mario Panciera, veneziano che per molti anno ha tenuto segreta la sua identità.
«Qui c’è chi spende una fortuna in un solo giorno» raccontano gli organizzatori «ma in realtà la nostra fiera si caratterizza soprattutto per la presenza di giovani». Ed ecco che nello scatolone dai 2,90 euro ai 9,80 euro si può trovare da John Coltrane a Thelonius Monk fino al producer hip hop Mndsgn, al secolo Ringgo Ancheta (roba recente). La colonna sonora? Tutta in vinile, a cura del collettivo The Obscure Music Club. Venyl si caratterizza soprattutto per la presenza preponderante di hip-hop e funk-jazz, seguiti a ruota dal alternative rock, punk e progressive. Tra le “mascotte” della manifestazione Mario Ferrari: un ultraottantenne trevigiano che custodisce in casa 35mila dischi di cantanti italiani prima degli anni ‘60: se esce il cd il disco lo butta. Vuole l’esclusiva. C’è chi si accontenta di molto meno: «Phyisical Graffiti dei Led Zeppelin, finalmente» esclama un giovane (60 euro). Avanti il prossimo. Appuntamento al Rivolta, via Fratelli Bandiera, Marghera. I più nostalgici ricorderanno la sigla “PVC”: stava per Paolini Villani e C, fu rimodulata in “Post Vinyl Community”. Il passato, a volte, ritorna.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia