Ville venete e tangenti: chiesti i danni
VENEZIA. Contributi pubblici per il restauro delle più prestigiose ville venete, superiori a quelli effettivamente spettanti. Soldi che un dipendente dell’Istituto Regionale Ville Venete - il responsabile di fatto dell’Ufficio tecnico - avrebbe fatto ottenere ai proprietari delle antiche dimore di lusso disseminate nelle diverse province del territorio, incassando in cambio tangenti per 94 mila euro nel periodo 2005-2011. Queste le accuse nei confronti dell’architetto veneziano Marco Brancaleoni, 49 anni, che dopo aver patteggiato la pena di 2 anni per corruzione e truffa, ha affrontato ieri un nuovo processo. Quello davanti alla Corte dei Conti di Venezia che gli ha contestato un danno erariale complessivo di 257 mila euro. La sentenza della Corte è attesa entro un mese. Nei confronti dei presunti corruttori è invece aperto un doppio procedimento penale, uno a Venezia e l’altro a Padova.
Il pm contabile Chiara Imposimato, che ha condotto l’istruttoria, ha contestato ieri nell’udienza a Palazzo Camerlenghi, il danno erariale da disservizio, quello patrimoniale da tangente e quello non patrimoniale all’immagine pubblica. In sostanza, è l’accusa, non solo il tecnico avrebbe percepito una retribuzione per non fare il suo lavoro, ma si sarebbe reso responsabile altresì «di un gravissimo vulnus dell’onore e del prestigio dell’Irvv, della Regione e del ministero Beni e Attività Culturali», secondo quanto contestato nell’atto di citazione. Per il “danno fa tangente” la Procura contabile ha rilevato come «la Pubblica Amministrazione ha dovuto devolvere ingenti somme di denaro a privati proprietari delle ville storiche al fine di ottenere finanziamenti superiori a quelli dovuti o, comunque, il massimo finanziamento possibile».
Una ricostruzione contestata dalla difesa Brancaleoni che ha negato l’esistenza di tangenti: quei 94 mila euro incassati dall’architetto erano i proventi di consulenze fatte ai proprietari delle antiche dimore, hanno sostenuto gli avvocati. Consulenze eseguite in orario di lavoro e per questo non autorizzate, ma comunque - hanno precisato i legali - non si trattava di mazzette. La difesa Brancaleoni ha sottolineato poi come gli atti prodotti dal tecnico, con le relative proposte di finanziamento, fossero stati tutti vistati dai suoi superiori tra i quali Carlo Canato. Secondo l’accusa, però, l’architetto raggirò anche chi doveva controllarlo: i suoi superiori e pure il Cda dell’Istituto regionale.
Svariate le pratiche relative a ville venete finite sotto la lente degli inquirenti: Villa Menegozzi-Brazzoduro, Villa Soranzo, Villa Martelli-Piccioli, Villa Albertini-Fraccaroli, Villa Widmann-Borletti, Villa Molin, Villa Ferramosca-Sesso-Beggiato, Villa Bembo. Brancaleoni ha transato con l’istituto regionale, prima di patteggiare la pena. L’Irvv, dopo la sospensione cautelare, gli aveva versato un indennizzo; il licenziamento è scattato nel novembre di due anni fa.
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